Un fascio di luce in Gallura
Un costruttore sardo e un imprenditore della moda tedesco stringono un patto. Il loro vermentino sarà il migliore e soprattutto non avrà paura di invecchiare.
E questo sfatando il luogo comune che un vermentino, unica docg sarda, a differenza dello chardonnay va bevuto entro l’anno.
La sfida comincia nel 2008 in Gallura. Massimo Ruggero, principe del mattone in Costa Smeralda e Nathan Gottesdiener, acquistano una piccola cantina degli anni ‘40 e utilizzando competenze consolidate nell’edilizia e un pizzico di glamour, decidono di trasformare lo “stazzu”, tipica costruzione rurale sarda, in un edificio in pietra granitica locale che a Luogosanto (Tempio-Olbia) oggi disegna una mezzaluna nella macchia mediterranea.
La nuova avventura è firmata Siddùra. I due uomini hanno in pratica percorso all’inverso la strada più battuta negli ultimi decenni in Sardegna: mentre tanti sceglievano di abbandonare le campagne per dedicarsi ai mestieri del turismo costiero, loro tornavano alle origini. I grappoli destinati anche al Cannonau e ad altri vitigni hanno insomma avuto la meglio su blocchetti e betoniere e per Ruggero il progetto visionario del suo socio Nathan appare sempre piu affascinante.
[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Massimo Ruggero dell’azienda Siddùra”]È facile pensare che i ricchi imprenditori esteri sbarchino nelle nostre terre per esaudire un capriccio, ma Nathan, l’ho capito subito, voleva mettere su una azienda che parlasse di storia, e che oltre al vino vendesse l’emozione del luogo.[/penci_blockquote]
A pochi chilometri dalla Costa Smeralda, la tenuta Siddùra, con circa 200 ettari di cui 37 vitati, 5650 piante in totale e una produzione di 250 mila bottiglie all’anno, interpreta in stile contemporaneo la migliore identità sarda. Non a caso tra le vigne di Siddùra si aggira ancora l’ultimo discendente della famiglia da cui è stato acquistato il terreno, noto come “zio Jacu”: con oltre novanta primavere sulle spalle, è il simbolo dell’antica cultura agricola gallurese e anche una figura di riferimento importante per la cantina. Non manca di dispensare consigli e perle di saggezza: invita al rispetto verso la terra quale unica arma per poter godere dei benefici che essa saprà riconoscere ai suoi proprietari e alle loro famiglie.
Il Vermentino di Gallura e il Cannonau di Sardegna sono le varietà principe ma non manca il tipico Cagnulari e qualche filare di Cabernet Sauvignon.
I vigneti si distendono all’interno di una conca dal microclima ideale dove si trovano anche la sede dell’azienda, la cantina interrata e lo “stazzu”, edificio rurale magistralmente restaurato e oggi utilizzato per le degustazioni.
[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Massimo Ruggero dell’azienda Siddùra”]Abbiamo messo in campo le migliori tecnologie grazie al sistema delle ‘Piante che parlano?’. Cioè quando entrano in stress drico un sistema computerizzato apre l’irrigazione e, viceversa, la chiude quando sono sazie. L’impianto, sviluppato in Israele, dove si pratica l’agricoltura in condizioni estreme, utilizza appositi ‘filari sentinella’ in grado di rilevare stress fisiologici o malattie. Questo consente di ridurre al minimo i trattamenti fitosanitari e di monitorare costantemente lo stato idrico del suolo. Inoltre una stazione meteo controlla le variazioni del microclima dei vigneti e trasmette i relativi dati in tempo reale. Quanto all’acidità, che si avvale in cantina del supporto di Dino Dini e in vigna di Luca Vitaletti, è lo stesso ambiente naturale, il territorio granitico delle nostre vallate a garantirla. [/penci_blockquote]
Il dialogo tra uomo e natura, il rispetto del paesaggio e delle tradizioni, il glamour di una cantina elegantissima sono il quid di questa realtà della Costa Smeralda.
La cantina, alla prossima vendemmia manderà sul mercato Vermentino Spèra 2018, Maìa 2017 e il prezioso Bèru 2016. Sul fronte dei rossi l’annata 2016 si declina nel Cannonau doce Èrema, nella Riserva Fòla e nel Cagnulari Bacco.
Tìros 2015 è blend internazionale. Completano la gamma Nudo, l’innovativo rosé di Cannonau e il dolce passito da uve Moscato Nùali. La scelta dei nomi dei vini trae ispirazione da parole sarde o etrusche. Il Vermentino di Gallura si chiama Spèra, che in dialetto gallurese significa “fascio di luce”, il Vermentino Superiore di Gallura Maìa, cioè “magia”, e il Cannonau Fòla, “favola”.
La cantina, situata al centro della tenuta, è perfettamente interrata al fine di sfruttare la coibentazione naturale offerta dal suolo. Qui si svolge l’intera filiera produttiva, dall’uva alla bottiglia, privilegiando le fermentazioni spontanee e utilizzando i più diversi tipi di contenitori: dalle vasche in cemento alle botti, alle anfore.
Siddùra è attenta alla sostenibilità della produzione. In vigna i trattamenti sono limitati e mirati, molte lavorazioni vengono effettuate manualmente, viene praticato l’inerbimento tra i filari con il duplice obiettivo di limitare l’erosione del suolo e migliorarne la struttura.
Approfondimenti:
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