La vigna di Leonardo rivive nel Montalbano

di Loredana Ficicchia

VISTA DIANELLA

A Villa Dianella, che fu dei Medici, moriva cento anni fa il poeta Renato Fucini. Le dolci campagne del Montalbano ispirarono molti suoi versi e al suo fantasma piacerebbe, eccome, la novità. Non lontano dalla cappella che custodisce le sue spoglie, proprio il 2 maggio scorso, gli attuali padroni di casa – Francesco e Veronica Passerin d’Entrèves e Courmayeur- hanno impiantato una piccola vigna protetta da un pergolato. Ma non una vigna qualsiasi. Quei cloni di malvasia di candia sono stati infatti prelevati dalla storica Vigna di Leonardo, in Corso Magenta a Milano, grazie alla concessione della famiglia Castellini proprietaria della Casa degli Atellani dove Leonardo ebbe modo di sperimentare le sue idee nel campo della vinicoltura. La famiglia di Leonardo possedeva vigneti tra Vinci e Bacchereto (nei pressi di Villa Dianella) e Leonardo stesso, grande appassionato di vino e cucina, ne ebbe una tutta sua a Milano, proprio in quel terreno di fronte a Santa Maria delle Grazie dove era impegnato a ultimare uno dei suoi capolavori, L’Ultima Cena.

villa

Vino e cultura sono il nuovo credo della vigna Dianella, ex casino di caccia dei regnanti fiorentini, i Medici, che alla dea della caccia intestarono la fattoria.

Un’iniziativa teatrale l’impianto della piccola vigna leonardesca, pensata in occasione delle celebrazioni dedicate al genio nei 500 anni dalla morte avvenuta proprio il 2 maggio. Da qui una serie di performance nel segno di Renato Fucini con l’intento di dare slancio al borgo. A ovest di Firenze, una delle sottozone del Chianti Docg dal 1932, menzionata già in un bando granducale del 1796 come zona ad alta vocazione vitivinicola, la fattoria di Dianella ha una estensione di 90 ettari di cui 25 di vigneto. Siamo a 200 metri s.l.m, su terreni collinari di origine calcarea di medio impasto, con esposizione sud, sud-ovest. I vigneti in conversione biologica hanno una densità di 5.500 piante per ettaro e una forma di allevamento prevalentemente a cordone speronato. La varietà maggiormente rappresentata è il Sangiovese a cui si uniscono Colorino, il Cabernet Sauvignon, la Malvasia lunga del Chianti e il Vermentino.

VIGNETI E BRACCIANTI

Il patrimonio olivicolo si estende invece su una superficie di circa 15 ettari con varietà Frantoio, Leccino, Pendolino e Moraiolo, da cui nasce l’olio extravergine di oliva di Dianella.

Una gita tra le campagne del Montalbano, a un passo da Vinci, vale bene la visita alla vigna Dianella, con l’imperdibile incursione nelle cantine completamente rinnovate secondo le più moderne tecnologie.

La zona produttiva e di ricezione delle uve è collegata con la cantina sotterranea tuttora esistente dove avviene il processo di maturazione dei vini. Un colpo di genio l’idea di recuperare la storica cantina in cemento (un vero museo!) fondamentale nella fase di maturazione dei vini nel passaggio tra l’acciaio e il legno. Sotto l’occhio vigile del pluridecorato enologo Franco Bernabei, considerato “il re Mida dei vitigni”, nascono il Chianti Riserva, Il Matto delle Giuncaie, Le veglie di Neri, Sereno e Nuvole, All’Aria Aperta, Dolci Ricordi. Come s’intuisce, nomi ispirati alle novelle del poeta che lì visse, Renato Fucini. Tra le ultime etichette, ecco Maria Vittoria & Ottavia, rosato di sangiovese spumantizzato con il metodo ancestrale, che porta i nomi delle figlie di Veronica e Francesco. La new entry, vino appena presentato al Vinitaly, è l’orpicchio. Un vitigno vinificato in purezza e in legno, ricavato da un clone del trebbiano. Una piccola guarnigione di 500 bottiglie, tutte numerate.

La vigna di Leonardo rivive nel Montalbano

Il Borgo di Villa Dianella è composto da poche case, dalla chiesa di “S. Michaelis de Aliana” risalente al 1200 e dalla villa, costruita alla fine del ‘500. Nel 1700 passò in proprietà ai marchesi Federighi e successivamente alla famiglia Fucini. Nella prima metà del ‘900 divenne proprietà della famiglia Billeri fino ai Conti Passerin d’Entrèves e Courmayeur. Francesco e Veronica Passerin d’Entrèves hanno curato personalmente il restauro del borgo, un delicato intreccio tra lo stile inglese e lo shabby chic. Ambienti eleganti e sobri pennellati di verde salvia, dove ogni ospite si può sentire a casa, degustando i prodotti di stagione secondo il comandamento della casa.

Veronica Passerin d’Entrèves e Courmayeur

[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Veronica Passerin d’Entrèves e Courmayeur”]Per noi l’orto è sovrano e tutti i nostri prodotti, dal vino alla linea cosmetica, sono assolutamente biologici. Adoriamo la villa e qui trascorriamo lunghi periodi occupandoci di tutte le attività del borgo tra cui i rituali brunch legati alle stagioni.[/penci_blockquote]

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