Il nero d’Avola che piace in Francia

di Loredana Ficicchia

Il nero d'Avola che piace in Francia

Il nero d’Avola che piace in Francia; nella valle dell’Eloro, nel sud est della Sicilia, l’azienda Curto produce grandi vini rossi, premiati anche per il rapporto qualità prezzo.

La villa padronale è un esempio della Sicilia delabré, sospesa nel tempo

Per arrivarci devi percorrere una lunghissima strada sterrata, tagliando in due un ridente aranceto. Una trazzera scoscesa che vale 450 anni di storia, quella della famiglia Curto, baroni della Salina di San Todaro, produttori siculi con sangue francese, dal 1670. E sembra di vederli arrivare in carrozza da Trapani, esausti dopo un viaggio infinito, per iniziare la lunga villeggiatura in quel poggio che domina l’abbraccio dei due mari, lo Jonio e il Mediterraneo. Arrivavano a giugno per la raccolta del grano e ripartivano a novembre dopo quella dell’olio. In quelle campagne ragusane, tra Ispica e Rosolini.

La famiglia Curto, oltre che per la produzione di cereali, olio e uva da mosto, sono ricordati come i precursori della carota di Ispica

Il business che da lì fece la fortuna di diversi piccoli agricoltori locali. Solo dagli anni ’90, l’azienda, nata con una visione latifondista, si concentra sulla vitivinicoltura, con l’obiettivo di esaltare l’eccezionale qualità del vitigno “nero d’Avola” nell’area più vocata alla coltivazione dell’Eloro doc, terra di origine di questa blasonata barbatella.

Il nero d'Avola che piace in Francia

[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Francesca Curto, direttrice azienda Curto”]Il nero d’Avola si fa in tutta la Sicilia ma differisce da zona a zona. Questa è una terra inondata di luce, terreni arsi dal sole su cui incide qualitativamente l’escursione termica e la vicinanza col mare, a due chilometri in linea d’aria. [/penci_blockquote]

Sulle orme di suo padre, Giovanbattista, Francesca Curto perpetua la passione per il vino

Parliamo di vigneti tirati su in parte ad alberello, di oltre 50 anni di età (produzione 35-50 quintali per ettaro), e in parte a spalliera di 15/20 anni di età, con una produzione di 70 quintali per ettaro, sottobraccio alle più moderne tecnologie di vinificazione (spremitura soffice, termocondizionamento del mosto). Quanto all’aspetto morfoligico sulla zona la fanno da padrone i Monti Iblei, altipiani che a terrazze digradano fino al mare, dove il suolo esibisce una natura prevalentemente calcarea (calcare di Val di Noto e tufo calcareo), ricco di marne e argille.

Francesca Curto partecipa attivamente alla vita aziendale seguendo le orme di suo padre che gli ha trasmesso l’amore per la campagna

Il rispetto per i suoi prodotti ed anche ,ovviamente, la grande passione per i grandi vini. Nasce da qui il suo desiderio di valorizzare al massimo le uve dei propri vigneti, ubicati nella terra d’origine del Nero D’Avola, con  l’ambizione di produrre dei grandi vini. Sullo sfondo, una villa patrizia dominante sull’azzurro mare di Pachino e su distese di agrumi. La villa è ormai segnata dal tempo, ma questa fatiscenza è la quintessenza del suo fascino.

L’amore per il vino negli anni passati ha portato Francesca in Francia per uno stage nel cuore della terra di produzione dei grandi rossi francesi

Saint Emillion a Chateau Villemaurine, Chateau Timberlay nel Bordeaux superiore della famiglia Giraud e sempre a Saint Emillion presso Chateau Clos Fourtet dei fratelli Lurton (produttore di premier grand gru).Oggi la sua missione è seguire attentamente le fasi enoiche: dalla produzione alla vinificazione, fino alla commercializzazione del prodotto. E i successi sono arrivati, per ultimo nel 2018, il premio qualità/prezzo da “Berebene”, rivista del Gambero Rosso, a Eloro nero d’Avola Eos 2016.

I vini della famiglia Curto sono molto apprezzati

Particolarmente in Borgogna (Dijon, Lille,Tours, ecc), terra di grandissimi vini rossi, nonché in Belgio, Germania, Svizzera, Spagna, Stati Uniti d’America. L’etichetta ammiraglia è il Curto Fontanelle Riseva; un Nero d’Avola in purezza. Insieme agli altri rossi igt come il “Curto Krio”, il “Curto Ikano” si fanno largo anche i bianchi come il “Poiano” (inzolia) o il “Curto dulce netum” (un passito di Noto).

Sono vini che fanno in barricaia con passaggi brevi

[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Francesca Curto, direttrice azienda vinicola Curto”]Non voglio che il legno prevalga sul vino.[/penci_blockquote]

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