Viaggi in Toscana – alla scoperta di Volterra
Meta per i vostri viaggi in Toscana, con a nord la vista delle alpi Apuane, a ovest quella del mare e lo sguardo che si estende fino a Capraia, a sud i boschi e a est i campi di grano, tutt’intorno un mare di colline: siamo a Volterra.
Da subito ci si accorge della bellezza naturalistica del “borgo”, che offre una notevole varietà di paesaggi e che, dal punto di vista geografico, ha una posizione strategica per visitare la Toscana: dalle città d’arte come la vicina San Gimignano, Siena, Pisa, fino alla zona del Chianti e dalla parte opposta, la Val di Cecina, no alla riviera degli Etruschi.
Tremila anni di storia l’attraversano, con un susseguirsi di civiltà, architetture, culture e leggende che le conferiscono un’aurea di fascino e di mistero.
Un passato che ha lasciato tracce e testimonianze custodite nelle mure antiche che la circondano, nei resti romani che affiorano inaspettatamente e nella tipica struttura medievale del borgo con le sue strette viuzze, i suoi palazzi, le case-torri, le chiese.
Tutte queste epoche sono racchiuse nella Porta all’Arco, la più importante porta di accesso alla città, direzione sud, verso il mare.
Osservandola si vede la stratigrafia della storia di Volterra: le fiancate laterali di epoca etrusca, l’arco a tutto sesto, di epoca romana, l’inserimento di mattoncini nella parte superiore di epoca medievale.
Una targa accanto alla Porta ricorda il campanilismo dei volterrani protagonisti di un eroico episodio avvenuto nel 1944, durante la seconda guerra mondiale.
In quel periodo a Volterra stava resistendo un comando tedesco che, per ostacolare l’accesso alle truppe alleate, decise di far saltare la porta. Un rischio inaccettabile per i volterrani.
Grazie alla mediazione dell’allora vescovo, fu concessa la possibilità agli abitanti di provvedere loro stessi a ostruire la porta, il tutto a patto che fosse fatto entro le 24 ore.
La popolazione di Volterra, che in quel momento era costituita solo da donne, bambini e anziani, accorse in massa e tramite una catena umana riuscì a sigillare la porta utilizzando le pietre del selciato delle strade circostanti.
I volterrani salvarono così la loro città.
Partendo dall’epoca etrusca, tappa obbligatoria è il Museo Guarnacci, che prende il nome da monsignor Mario Guarnacci, al quale si deve la donazione di tutta la sua collezione di epoca antica alla cittadinanza.
Tre piani di esposizione che ricordano la maggior parte della storia etrusca e romana.
Gli Etruschi si attestano a Volterra dall’VIII –VII sec. a.C. e riescono a estendere la città all’epoca chiamata, Velathri, tanto da farla diventare una delle 12 città- stato della nazione etrusca.
All’interno del museo urne cinerarie, gli Etruschi si sono distinti per il culto dei morti, realizzate dapprima in tufo e terracotta, poi, in alabastro, le più pregiate.
Emblemi del museo, l’urna cosiddetta “degli Sposi”, di cui rimane soltanto il coperchio, una delle più pregevoli opere dell’arte tardo etrusca e, “L’Ombra della Sera”, nomignolo attribuitogli forse da Gabriele D’Annunzio, poiché nel guardarla gli venivano in mente le lunghe ombre del tramonto.
L’opera è del III sec. a.C., ma il rimando alla scultura moderna di Giacometti è immediato.
Tra il verde e l’ecologia, tappa obbligata per i vostri viaggi in Toscana
Altra tappa, il parco archeologico intitolato a Enrico Fiumi, cui si deve il merito di aver riportato alla luce il teatro romano. Un bel posto in cui stare, un parco per i volterrani e per i turisti, che nasce là dove prima c’erano orti privati.
Una passeggiata magari durante le stagioni più miti o quelle più calde in cerca di fresco è il modo migliore per visitarlo.
Sopra il parco, si staglia l’imponente Fortezza Medicea che ospita la Casa di Reclusione di Volterra, una realtà all’avanguardia ben integrata nel territorio.
Molte le attività degne di nota: dagli spettacoli teatrali a opera della “Compagnia della Fortezza”, composta dai detenuti, tra cui spicca il nome di Aniello Arena, nel 2013 premiato con il nastro d’argento come miglior attore protagonista per il fillm Reality di Matteo Garrone fino alle “Cene Galeotte”, cene a scopo benefico preparate da un famoso chef, aiutato in cucina e in sala dai detenuti.
Dal parco, si accede all’acropoli etrusca con i resti di edifici di culto e alla cisterna romana, di recente apertura. Profonda 8 metri, aveva un buon cubaggio per la stiva dell’acqua piovana da distribuire alla città e alle terme.
Traccia della cisterna si ritrova nel film “Vaghe stelle dell’orsa” di Luchino Visconti. La scena dell’incontro tra Jean Sorel e Claudia Cardinale, rispettivamente fratello e sorella, protagonisti di un amore incestuoso, avviene proprio all’interno della cisterna. Di epoca romana anche il suggestivo teatro.
Tornando in città, percorrendo la strada panoramica Lungo le Mura del Mandorlo, il colpo d’occhio sul teatro è notevole.
Il teatro romano venne riportato alla luce negli anni cinquanta per volontà di Enrico Fiumi, volterrano appassionato di storia locale. Avendo chiesto e non avendo ottenuto finanziamenti per gli scavi, ricorse all’aiuto e alla forza di alcuni malati ricoverati nell’Ospedale psichiatrico di Volterra.
A poca distanza, un anfiteatro romano, scoperto solo a luglio dello scorso anno, da parte di alcuni operai impegnati in una bonifica. Un ritrovamento, definito dagli studiosi, di straordinario valore e tutto ancora da far venire in superficie.
Per una pausa caffè ci si può fermare al Web & Wine bar. Abbassando lo sguardo, attraverso i pavimenti in cristallo, si vedono i resti riportati alla luce durante i lavori di restauro. Da qui è facile raggiungere le due piazze più importanti di Volterra: piazza San Giovanni, centro del potere religioso e piazza dei Priori, centro del potere politico e civile.
Nell’una, il battistero e di fronte la cattedrale, di cui, tra 4 anni saranno festeggiati i 900 anni dalla consacrazione. Lo stile romanico, è definito dal Vasari un romanico pisano, per l’alternanza di bianco-nero, che ricorda i monumenti di piazza dei Miracoli a Pisa.
Nell’altra, domina Palazzo dei Priori, il palazzo comunale più antico di tutta la Toscana, datato 1207-1257. Sulla facciata gli stemmi delle più importanti famiglie fiorentine.
Volterra è anche la città dell’alabastro. La sua lavorazione è un’arte che ha radici antiche, ci fa tornare indietro almeno di 3000 anni fino all’epoca etrusca.
Un vanto la cui fama e prestigio sono legate proprio a questo borgo tra botteghe, tradizioni e musei dedicati, come l’Ecomuseo dell’Alabastro che conduce in un viaggio storico attraverso le varie epoche: dalla scoperta del minerale fino agli oggetti dell’età moderna.
Accanto, la Pinacoteca, che custodisce dipinti di varie epoche, dal XIII al XVII sec. Al primo piano, trionfa la “Deposizione” di Rosso Fiorentino: il capolavoro del manierismo.
In contrasto con il passato, le sculture di Mauro Straccioli, artista locale, valorizzano il territorio con enormi anelli che fanno da cornice alla campagna volterrana: ricordi di momenti importanti della sua giovinezza.
Volterra attrae sia italiani che stranieri, ma se per i primi, il periodo di permanenza va da giugno ad agosto per gli altri, non esiste una stagionalità, la frequentano durante tutto l’anno.
Gli americani sono molto presenti soprattutto nei mesi di settembre e ottobre. Per loro vengono organizzati walking tour in collaborazione con Rick Steves, il famoso autore di guide, ottimo conoscitore del territorio italiano, a cui gli americani sono praticamente devoti.
Volterra non è fatta per il turismo “mordi e fuggi”, è un posto in cui stare e soffermarsi. Volterra è una città viva, non ha perso la sua identità e le sue attività che ancora si trovano nel pieno centro del borgo.
Non è un prodotto puramente turistico, ma un luogo dove si potrebbe scegliere di vivere.
Anche Gabriele D’Annunzio vi soggiornò, nel 1909. Scelse l’Hotel Nazionale, una targa ne rinnova il ricordo ai passanti.
Probabilmente, fu proprio questa permanenza a ispirargli il suo “Forse che sì, forse che no”.
“Città di vento e di macigno” così il poeta la definì: impressionato dai grossi massi usati dagli Etruschi per realizzare le imponenti mura di cinta della città e dal vento delle impegnative giornate di tramontana.
A cura di Ilaria Proietti
Foto del Comune di Volterra
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