Trulli a Ostuni in un trionfo di luce

di Redazione Ville&Casali

Trulli

Ad Ostuni, Cosimo Cardone interior designer ha riportato alcuni trulli a nuova vita e li ha resi piene di luce attraverso numerosi specchi

Se l’Italia è famosa per la sua forma a stivale, una calzatura di stile che arriva al ginocchio, allora la regione Puglia ne rappresenta il tacco.

A differenza di altre regioni più note, come la Toscana ed il Lazio, la Puglia è una perla nascosta dove la vita è vissuta ad un ritmo lento e ogni abitante conosce i suoi vicini di casa.

Gli olivi e i pomodori crescono a meraviglia nel sole mediterraneo e sono saporiti come pochi, i vini, poi, raggiungono qualche grado in più degli altri. Le persone sono aperte e accoglienti.

Una delle cose più caratteristiche di questo territorio sono i trulli, che rappresentano un’architettura tradizionale usata per costruire case di campagna ed abitazioni.

Il trullo con il tetto a forma conica e i muri dipinti di bianco, è diventato il simbolo della Puglia.

Quando l’interior designer e paesaggista Cosimo Cardone, dello studio Talent di Ostuni, ha avuto l’incarico di lavorare sul restauro di una serie di trulli abbandonati, ha quindi avvertito un forte senso di orgoglio.

Sono un pugliese orgoglioso”, egli spiega, “vantiamo forti tradizioni e non ho voluto seguire il trend dell’emigrazione verso il nord. Questo progetto mi ha offerto l’opportunità di mostrare le nostre capacità”.

L’armonia dei trulli

In teoria la sua idea è molto semplice; creare una casa moderna ed elegante rispettando e valorizzando le tradizioni degli artigiani della zona.

Ha usato solo materiali e manodopera locale e la struttura dei trulli è stata riportata nella maniera più possibile alla sua forma originale, tenendo conto che negli anni ci sono state aggiunte e modi che, non in linea con lo spirito originario di questa architettura.

Tradizionalmente queste costruzioni sono state create per avere poche aperture verso l’esterno, quelle indispensabili, con la conseguenza di ricevere poca luce. Ecco perché, ogni qualvolta è stato possibile, ho usato specchi sulle porte e sui pannelli”, spiega l’interior designer, “in modo da portare luce negli spazi interni, per portare dentro l’esterno”.

Sebbene Cardone consideri questo intervento un progetto di interni, molti lavori sono stati eseguiti all’esterno.

Mentre la casa è di circa 150 metri quadri, i giardini, che erano ridotti in condizioni peggiori dei trulli, si estendono tra i 2 e 3000 mq.

La sistemazione del giardino è stata una vera s da per noi, dato che l’erba era molto cresciuta”, spiega l’interior designer, “e abbiamo dovuto inserire una piscina, come ci si può aspettare da una casa importante in campagna”.

La sistemazione del giardino non ha comportato soltanto la creazione di aree piacevoli intorno alla casa, ma anche l’esigenza di nascondere e coprire la vista delle aggiunte che sono state fatte ai trulli nel tempo. È stata una specie di puzzle, perché da una parte abbiamo voluto preservare l’aspetto tradizionale della facciata ma anche utilizzare lo spazio interno, cosicché abbiamo dovuto raggiungere un compromesso per mantenere l’indispensabile e piantare degli alberi intorno alle costruzioni aggiunte per nasconderle”.

La stessa attenzione riservata al restauro per riportare in vita il trullo è stata riservata da Cardone agli interni.

Tutti i tessuti e le ceramiche provengono da artigiani e ditte locali. La pietra scolpita per i pavimenti proviene da una cava vicina, i tessuti di lino sono stati rea- lizzati utilizzando antichi telai.

L’interior designer ha dato un taglio moderno alle porte e alle finestre mentre i mobili della cucina sono rustici, con ri – niture in un brillante acciaio satinato.

L’intervento è stato sartoriale ed armonico, per adattarlo alle forme naturali del trullo.

Vi sono distribuiti molti pezzi di design”, spiega l’interior designer Cardone, “e i mobili sono immediatamente riconoscibili, appartenendo ad un altro tempo e ad un altro luogo, ma non contrastano con il trullo in quanto sono suoi ospiti, come noi”.

 

 

 

Testo a cura di Kurt G Stapelfeldt
Foto di Giulio Oriani/VeGaMG

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