Orologi antichi: dolce tic-toc

di Redazione Ville&Casali

Orologi antichi

Orologi antichi come porte per cominciare un viaggio nel tempo, nel vero senso della parola. Questo è il segreto dell’antica bottega artigiana di Aldo Aurili e di suo figlio, Enrico, annidata nel cuore di Roma, a due passi da Piazza di Spagna. Qui si può riparare ogni tipo di orologio e si possono ammirare pendole francesi, inglesi ed italiane, segnatempo da persona, scatole musicali ed antichi esemplari di epoche diverse, dal Rinascimento al ‘900. Visitare la bottega è l’occasione per fare conoscenza con un mondo affascinante, fatto di realizzazioni molto diverse tra loro, tutte create da sapienti artigiani: piccoli scrigni preziosi che racchiudono la bellezza dell’estetica e la conoscenza tecnologica. Aldo Aurili racconta a Ville&Casali la sua storia e l’esperienza acquisita in tanti anni di scrupoloso lavoro. ”Sin da quando ero giovane sono sempre rimasto affascinato dai vari tipi di meccanismi. Mi divertivo a smontare ogni oggetto che mi capitasse in mano per capirne il funzionamento. Senza dubbio mi ha influenzato molto mio zio, che nella città di Lucca aveva una piccola bottega di riparazione di orologi.

Una storia di lavoro e passione

AuriliQuando arrivai a Roma iniziai un periodo di apprendistato in questo settore presso la ditta di Guido Picard, frequentando contemporaneamente un corso triennale di specializzazione in Orologeria teorica e pratica. Ebbi l’opportunità di seguire le lezioni di Orlandi Zijno, rinomato esperto nel campo dell’orologeria antica in Italia e, nel 1968, decisi di mettermi in proprio, dapprima collaborando con il nipote di Picard, Adriano, per poi aprire il mio laboratorio, in Via del Clementino, nel 1972. Poi, quando Osvaldo Patrizzi decise di fondare a Ginevra la sua prima casa d’aste tematica, la D’Horologerie Ancienne, ebbi l’occasione di essere suo collaboratore in qualità di esperto e, grazie alla esperienza maturata in quegli anni, nel 1985 fui nominato consulente per il dipartimento italiano della casa d’aste Christie’s, un’esperienza che è durata sino al 2007”.

Orologi antichi nel tempo

Molte cose sono cambiate nel settore dell’orologeria, col tempo. Infatti, Aurili spiega che “una volta gli orologi erano un simbolo di decoro e di prestigio. Non erano solo dei semplici segnatempo, ma veri e propri capolavori d’arte, nella cui realizzazione venivano coinvolte diverse maestranze: orologiai, bronzisti, marmisti, ebanisti e pittori.

Con l’avvento dell’industrializzazione, alla fine del 1800, gli orologi divennero oggetti più comuni, ma non persero il loro fascino sino a quando i modelli da polso iniziarono a diffondersi sempre di più. Nel settore dell’arredamento di interni, invece, mentre un tempo in ogni stanza faceva bella mostra di sé un orologio, oggi non è più così”, dice con un pizzico di rammarico Aurili. “Ricordo con piacere come gli architetti e i designer, con cui ho avuto la fortuna di collaborare, mi chiedevano oggetti “speciali” con cui arredare le dimore.

Perché l’orologio non è soltanto un soprammobile o una rappresentazione artistica, ma racchiude un valore immenso, fatto di storia e di amore”.

Minimalismo ed eleganza

Orologi-antichi-Aurili (3)Tutto questo”, prosegue, “dovrebbe farci riflettere sulle tendenze al minimalismo che piacciono molto alle giovani generazioni, anche se tra loro, per fortuna, vi sono ancora quelli che amano l’eccellenza e che vengono da noi ad ammirare ed acquistare oggetti introvabili. Per fortuna abbiamo clienti di vecchia data, turisti che arrivano da tutta Italia in cerca di qualcosa di particolare e anche molti stranieri”.

Sulle tendenze del collezionismo italiano Aurili precisa che “in passato era un settore in crescita costante, oggi, invece, l’orologeria da polso la fa da padrone, mentre quella antica sopravvive grazie a una piccola nicchia di amatori, ”. Quando gli chiediamo di raccontare qualche aneddoto, Aurili ci confida: “Quando ero consulente presso la casa d’aste Christie’s, un giorno si presentò un orologiaio che aveva lavorato in Argentina. Mi disse che il datore di lavoro non aveva avuto i soldi per pagargli la liquidazione e così gli aveva dato un orologio da polso come compenso. Quando vidi l’orologio gli feci i miei complimenti dicendogli che aveva in mano ‘un appartamento’, in quanto era un modello molto esclusivo di Patek Philippe che, in seguito, vendemmo in asta a 200 milioni di lire”.

 

 

 

 

di SARA LUCCI foto di GIORGIO DE CAMILLIS

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