Montaione – un passato da valorizzare
Il nome, che deriva dall’antico Mons Allonis, richiama alla mente la sua posizione sopraelevata.
Montaione gode, infatti, di una splendida vista su filari di vitigni, argentei oliveti, zone boschive ricche di castagni e lecci, macchia mediterranea orlata da cipressi e aree argillose, un paesaggio mutevole, sempre nuovo con il variare delle ore e delle stagioni.
Un campanile, affascinanti palazzetti arroccati all’interno di turrite, solide mura che, nonostante il passare dei secoli, hanno conservato la forma ovale originale, costituiscono il fulcro di un mondo che ha concentrato le proprie energie nell’agricoltura non intensiva e nell’artigianato di pregio.
Montaione – un territorio incontaminato da scoprire
Totalmente avulso dalla società industriale sviluppatasi a valle, il suo territorio sano e incontaminato, insieme a ben conservati reperti storici e artistici, è diventato una preziosa attrazione per un turismo raffinato, prevalentemente straniero.
L’attualissima scelta è stata ampiamente condivisa tra i 3700 abitanti del borgo proiettando in realtà l’economia locale, dal passato direttamente nel futuro, all’insegna della valorizzazione delle tradizioni locali da preservare e tutelare come grande ricchezza e dell’autenticità del vivere secondo i ritmi sani della natura.
Si è trovato il modo di recuperare vecchie vigne e uliveti, s‘invitano i turisti a partecipare alla vendemmia, si beve e si mangia ciò che è prodotto nella campagna, vino di qualità, olio di qualità, formaggi.
Indicatore di ambienti incontaminati, il tartufo bianco delle confinanti Colline di S. Miniato, si trova anche a Montaione dove l’ultimo week-end di ottobre si svolge Tartufesta, un festoso evento da non perdere.
Chi voglia vivere personalmente le emozioni di un tartufaio e penetrare per una volta in quell’intrigante ruolo, può rivolgersi al negozio Montaione Tartufi che organizza escursioni ad hoc, con cani addestrati, chiamati i “lagotti” che sono in realtà un incrocio tra setter e alani.
Oltre all’indulgere nei piaceri della tavola, si può dedicare il proprio tempo libero a guardarsi in giro alla scoperta di mille curiosità e angoli di storia, sia nelle immediate vicinanze, sia spingendosi fino a Volterra e a S. Gimignano.
Prima di lasciare il borgo di Montaione, vale la pena di percorrere le tre strade parallele che ne costituiscono il centro, giusto per percepirne le atmosfere e soffermarsi a decifrare gli stemmi in pietra e in terracotta invetriata sulla facciata del Palazzo Pretorio.
La Gerusalemme di Toscana
A pochi chilometri, nell’ambito del Convento francescano di S. Vivaldo, si trova il Sacro Monte o la Gerusalemme di Toscana, dichiarato monumento nazionale nel 1984, ma meta di pellegrinaggi fin dall’inizio del XVI secolo quando fu eretto per volere di Padre Tommaso da Firenze.
Le 17 cappelle rimaste delle 34 originali, realizzate ispirandosi a un’architettura classicheggiante, con la volontà di riprodurre in scala, l’esatta planimetria della Gerusalemme del tempo, si snodano nella suggestiva selva di Camporena.
All’interno, oltre ad affreschi, si trovano importanti terrecotte a freddo di scuola robbiana dove gruppi di figure a grandezza naturale, attualizzate ai tempi con abiti rinascimentali, danno vita a episodi ispirati alla passione di Cristo.
L’artigianato di Iano e Volterra
A soli 4 chilometri, nella frazione di Iano, anticamente chiamata California, può essere divertente curiosare negli spazi di un artigiano, sicuramente ora più famoso a Mosca o in Arabia che in Italia.
Si tratta di Tosco Ticciati che esegue difficili lavorazioni con pietre dure importate dall’estero, con cui realizza tavoli, colonne, preziose scatole, e perché no? Scarpe e pochette, che non passano certo inosservate.
Come un tempo, nella sua bottega s’insegna ai giovani un mestiere che, come in genere l’artigianato, dà lustro alla Toscana minore e vi attira i turisti, da sempre affascinati dalla creatività italiana.
Un’altra parte dell’itinerario ha come prima meta Volterra con i suoi maestri delle lavorazioni orafe e dell’alabastro.
La città che ha preso il nome da “Volaterra” o terra in volo per il suo apparire a volte sovrastante una coltre di nubi, poeticamente definita da Gabriele D’Annunzio “città di vento e di macigno”, va scoperta e apprezzata lentamente, soffermandosi alla Porta dell’Arco, nelle rovine del Teatro e delle Terme romane, nel Duomo e nel Battistero di epoca medievale o nella Piazza dei Priori, dove è sorto il più antico Palazzo Comunale della Toscana.
Nel percorso di trasferimento a San Gimignano, lungo la strada che congiunge le due città, si incontra la Fattoria San Donato, dove è d’obbligo una piacevole sosta, per rifocillarsi con assaggi di prodotti locali selezionati, conditi con olio extravergine di produzione propria e accompagnati da degustazioni di ottimo vino.
Da provare è la zuppa di farro, con ceci, cavolo nero e peperoncino.
Testo e foto di Maria Luisa Bonivento
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