Dimora storica: un palazzo segreto in Salento

di Redazione Ville&Casali

Dimora storica

Questa è la storia di una famiglia, di una dimora storica che in realtà è un palazzo segreto del Salento e di un sogno diventato realtà. “La nostra vita professionale è molto assorbente, abbiamo poco tempo libero e per questo motivo quando siamo in vacanza siamo molto esigenti”, spiega a Ville&Casali, il proprietario, un professionista di Milano con moglie e due figli grandi. “Il Palazzo segreto è la dimora di un fattore nel centro di un piccolo borgo (San Cassiano) nel cuore del Salento leccese, la punta estrema di quel promontorio che fa da divisione fra i due mari Adriatico e Ionio e che rende così simile il clima del Salento a quello di un’isola”.

La storia dei palazzi segreti

Dimora storica“I palazzi segreti erano le dimore dei fattori. Il fattore era il responsabile della gestione delle terre dei nobili che detenevano i latifondi. Era il manager dell’attività agricola e da lui dipendevano tutti i contadini del borgo. Era una persona importante ed aveva diritto a privilegi, fra i quali la possibilità di vivere in un palazzo, purché ne fossero nascoste le vere dimensioni.

Perché in ciascun borgo di palazzo vero e proprio ce ne doveva essere uno solo, quello della famiglia nobile: palazzo di rappresentanza, palazzo tutto proiettato verso l’esterno, molto museo e poco abitazione. I palazzi segreti dei fattori sono invece l’esatto contrario dei palazzi dei nobili: hanno tutti una piccola facciata e si sviluppano poi sul retro delle case attigue così da non lasciare prefigurare la loro reale dimensione ed i loro agi. Non devono rappresentare nulla, ma solo accogliere e mantenere il loro segreto.”

Il rudere abbandonato

Dimora storica“Quello di San Cassiano era ferito, sembrava chiedere aiuto, di salvarlo dal destino di tanti altri palazzi simili. Infatti si erano succedute diverse ristrutturazioni, una peggiore dell’altra. La corte era stata divisa da un alto muro, perché le stalle erano state vendute ed erano diventate un abitazione di altra proprietà. Le terrazze non comunicavano più fra loro ed erano cadute in disuso. Il giardino piccolo ed il locale per accedervi erano abbandonati, la cantina, il granaio e l’area attigua erano diventati un deposito inaccessibile. I pavimenti originali dei saloni e delle camere erano stati rimossi e sostituiti con parquet. Ma anche in quello stato, anche così deturpato, il palazzo ci aveva affascinato, e lo comprammo. Fu un rischio, perché ci affascinò da subito l’idea di riunire il corpo principale del palazzo a ciò che nel tempo gli era stato tolto e non avevamo nessuna garanzia di riuscirci. Avremmo potuto rimanere proprietari di un palazzo in agonia, ma per fortuna è andata diversamente”.

La dimora storica rivive

Dimora storicaNel giro di un anno il professore convinse anche i proprietari delle stalle e quelli del grande terreno retrostante il palazzo (nel centro del paese) a vendere. “Non fu facile, ma ci riuscimmo” egli aggiunge.” Partimmo con i lavori di ristrutturazione e nel giro di altri dodici mesi, avevamo restituito al palazzo la sua dimensione originaria: palazzo principale, stalle, corte, ricovero delle carrozze, giardino piccolo e giardino grande erano finalmente tornati a vivere insieme. Fu una gioia immensa. Non solo perché avevamo restituito all’edificio ciò che nel tempo gli era stato sottratto, riportandolo al suo stato originario di fine ‘700, ma anche perché avevamo restituito al borgo di San Cassiano ciò che la maggior parte degli altri borghi del Salento ha irrimediabilmente perduto per sempre. Il palazzo aveva riacquisito l’anima e sarebbe potuto tornare ad essere un riferimento vivo al centro del borgo. Trasmettendo anche alla comunità di cui fa parte i suoi valori positivi”.

La rinascita di Don Totu

Dimora storica“Partimmo dalle cose più semplici. Avevamo bisogno di un nome e lo chiamammo Don Totu, il nome dell’ultimo fattore che lo aveva abitato.”

La gestione di Don Totu sarebbe stata affidata a persone del luogo, anche se prive di esperienza nel settore alberghiero. Avrebbero dovuto essere persone giovani, appassionate della loro terra e delle sue tradizioni, orgogliose del progetto di restituire a San Cassiano un pezzo delle sue radici. Il professore andò a parlare con il sindaco, che indicò una giovane ragazza coinvolta in molte iniziative di volontariato finalizzate a recuperare le tradizioni storiche dei luoghi, laureata in economia del turismo. Non aveva esperienza e così decidemmo per il primo anno di affiancarle un collaboratore esterno – di grande esperienza nella gestione di strutture alberghiere e che veniva dal nord (privo di conoscenza del Salento).

Collaboratori locali

Dimora storica“L’affiancamento ha dato i suoi frutti, ma non era sufficiente”spiega ancora il professore, “sapevamo che non avrebbe potuto essere un intervento dall’alto a creare quello che avevamo in mente.

Anche la scelta dei collaboratori per la cucina, le pulizie, il servizio di assistenza alla piscina, alla spa e alla palestra, la gestione del giardino aveva seguito la stessa logica, tutte maestranze giovani di San Cassiano, per le quali Don Totu sarebbe stato il riferimento. I Salentini sono una popolazione tenace, orgogliosa e molto gentile, ma non facile. Tutti dovevano capire che erano parte di un progetto di ospitalità in grado di offrire all’ospite ciò di cui ha bisogno prima che debba chiederlo, di garantire sempre la cura del dettaglio. Dovevano capire che la gentilezza non era sufficiente, che l’ospitalità è una gentilezza disciplinata, naturale ma attenta, discreta e continua. Per ottenere questo occorreva qualcuno che dal basso, non dall’alto, diffondesse la cultura dell’ospitalità, attraverso l’esempio. Lo abbiamo trovato: un giovane di San Cassiano con esperienza in alberghi di lusso in Svizzera.

Un amore per il dettaglio

Da quel momento, la sfida di trasformare la gentilezza innata delle persone che lavoravano per Don Totu in professionalità era vinta. La squadra funzionava, con passione, semplicità, soddisfazione di vedere giorno dopo giorno i clienti conquistati dall’atmosfera del luogo. Tutti orgogliosi del fatto che non vi fosse nulla di finto, di importato. Che il palazzo segreto tornasse a nuova vita.”.

Gli ospiti il primo giorno sono conquistati dal luogo ed il secondo dall’ospitalità. Scoprono attraverso la cura del dettaglio e l’estrema semplicità l’anima del Palazzo, la dimensione del buon vivere. Tanti sono i clienti che dopo aver prenotato solo qualche giorno a Don Totu, sulla base di un itinerario di viaggio più lungo in Salento, hanno rinunciato ad altre tappe perché hanno trovato in Don Totu ciò che altrove non c’è. Il sogno è servito.

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Adattato da un testo di MARIELLA GUIDI

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