Attico a Roma – un palcoscenico sul Tevere
Un panorama mozzafiato, ricco di sfumature. Questo lo scenario che si può ammirare dalle terrazze dell’attico a Roma di una coppia romana che domina il Tevere e la città eterna.
Uno “spettacolo” esterno che ha stregato i proprietari e che l’architetto Clemente Busiri Vici ha saputo valorizzare con un intervento di ristrutturazione attento e meticoloso. Un lavoro svolto in sintonia con i committenti.
“La vista più bella è quella che si può ammirare dall’attuale zona notte”, spiega a Ville&Casali l’architetto romano.
“È per questo che ho proposto di sviluppare la zona giorno creando una forma ad L capace di collegare il soggiorno alle camere attraverso lo studio. Il fatto che sia l’edificio che l’appartamento non presentassero particolari caratteristiche di pregio, che potevano influenzarmi nella progettazione, ha fatto si che mi sentissi libero di modificare la pianta e di creare un volume neutro capace di creare arredi su misura e valorizzare le opere d’arte, che ho selezionato per i miei clienti”.
Busiri Vici aggiunge: “Da sempre amo il bianco che con la sua luminosità, all’interno di queste pareti, ha permesso agli arredi e alle opere d’arte contemporanea di dare un tocco di colore”.
Un obiettivo che i proprietari hanno condiviso, appassionandosi alla ricerca delle opere d’arte scelte insieme all’architetto.
“Questa è stata una grande soddisfazione, perché il risultato finale dipende anche da questa assonanza di vedute”, dice Busiri Vici.
Da questa idea sono derivate tutte le scelte architettoniche e stilistiche che caratterizzano la superficie di questo attico a Roma di 360 mq, nato dall’accorpamento di due appartamenti e degli spazi esterni, che ne arricchiscono la volumetria.
Attico a Roma, un percorso denso di poesia
I materiali, utilizzati sia nell’architettura che negli elementi di arredo di questo attico a Roma, creano un ambiente accogliente, ricco di interessanti prospettive, che si scoprono vivendo l’interno.
“All’ingresso colpisce la scultura di Igor Mitoraj, una delle prime opere a catturare l’attenzione della proprietaria. Una tela di Enrico Castellani e la coloratissima opera di Julian Schnabel, che si riflette sull’enorme specchio con cornice in velluto rosso mattone, danno il benvenuto”.
Molti nomi illustri, che firmano le opere d’arte presenti all’interno della casa, creano un percorso denso di poesia.
La zona giorno in particolare sorprende per la luminosità proveniente dalle ampie finestre che la dividono dalla terrazza anch’essa accuratamente arredata.
I pavimenti di quest’area sono in resina e si differenziano da quelli della zona notte in parquet teak mentre l’uso di marmo nero tra questi due materiali caratterizza la zona di passaggio.
Il salotto, dalla forma planimetrica stretta e lunga, è stato concepito come un ambiente in cui gli elementi di arredo principali si fronteggiano e dialogano creando, come specifica l’architetto, una “simmetria imperfetta”.
Da un lato il camino a gas, rivestito in nero assoluto, con parete in ferro corten e inserito in un mobile che presenta due elementi laterali simili a “vele piegate”.
Dalla parte opposta, la libreria è in corten con piani lunghi no a tre metri, spessi solo un centimetro, capaci di sostenere pesi importanti costituiti da oggetti di antiquariato misti ad altri contemporanei.
Qui un’opera di Carla Accardi, in bianco nero, dialoga con una coloratissima tela di Mimmo Rotella.
“Di grande impatto scenografico la sala da pranzo studiata in ogni minimo dettaglio”, aggiunge l’architetto.
“Anche qui ho pensato di riproporre il gioco di contrasto tra il bianco delle pareti e i toni caldi del ferro corten e del teak che si ripetono in tutti gli ambienti dell’abitazione. Due specchi posti come schienali di due nicchie creano un gioco di riflessi e ampliano lo spazio in cui il controsoffitto, creato con un pannello in cartongesso sospeso, illumina le pareti e le opere d’arte colorate. Anche qui un dipinto di Keith Haring illumina gli spazi rendendoli gioiosi insieme ad un’altra afro e ad una commovente scultura di Motoraj, “Osiride che dorme” poggiata su un impalpabile parallelepipedo di plexiglass.”
Anche le porte sono state realizzate su progetto dell’architetto e si presentano come delle quinte di grandi dimensioni differenziate per disegno a seconda della stanza in cui sono state concepite.
Le finiture sono diverse. Un grande pannello a bilico alto 2.80 mt, con un oblò in acciaio e vetro con linee sabbiate che si alternano ad altre trasparenti, lascia intravedere la cucina anch’essa realizzata artigianalmente utilizzando i materiali che colorano la casa: il nero assoluto, il caldo tono del teak degli sportelli e l’acciaio.
Questo ambiente presenta una grande isola centrale dove è posizionato il lavello e i fuochi nonché una cappa a scomparsa incassata nel controsoffitto.
La zona notte, più intima e silenziosa, ha tre camere da letto con relativi bagni, che si aprono sull’esterno con grandi vetrate scorrevoli. In particolare quella padronale è concepita come una suite con affacci sul verde.
Un grande vestier attiguo al bagno funge da filtro all’ambiente dedicato allo studio.
Un quadro di Julian Opie, posto frontalmente all’ingresso, diventa protagonista indiscusso dello spazio che affaccia sulla parte di terrazzo, pavimentato in greenwood, dedicato alla sauna, doccia e piscina.
L’arte e l’architettura dialogano in tutti questi luoghi arricchendoli cromaticamente, dimostrando l’abilità dell’architetto che ha saputo creare un contesto minimale ma allo stesso tempo accogliente.
Foto di Sofia Venturini
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