I tesori di Ascoli Piceno

di Redazione Ville&Casali

I tesori di Ascoli Piceno

Ascoli Piceno, adagiata nella valle del fiume Tronto, è una città antica, di origine paleolitica, ricca di arte e di storia. A cominciare dalla rinascimentale Piazza del Popolo, con il Palazzo dei Capitani, la chiesa di San Francesco e lo storico Caffè Meletti, purtroppo oggi chiuso. Ma per una tappa enogastronomica di spessore, basta spostarsi nella vicina Piazza Arringo, dove Migliori è il “re” delle Olive all’ascolana, ma non solo. È, infatti, una gastronomia nonché un piccolo ristorante dove gustare le specialità fritte (olive, cremini, zucchine, carciofi e costoletta d’agnello) ma anche il pollo arrosto, specialità della famiglia da oltre un secolo. Però Migliori è soprattutto olive. Zè, il titolare, racconta della varietà Tenera Ascolana, che usa per produrre un olio di qualità superiore (in vendita nella gastronomia), le olive in salamoia (idem) e, naturalmente, un’Oliva all’ascolana d’eccezione. Una squisitezza.

Ascoli Piceno può essere la base per una puntata nei Monti Sibillini, apprezzati anche per i pregiati tartufi, neri e bianchi. Salendo fino ai piedi dello stesso Monte Sibilla, a Montemonaco, c’è Il Tiglio, agriturismo con piscina (perfetto d’estate) e un ristorante che è una sorta di Dr. Jeckill e Mr. Hyde: fuori sembra una taverna, dentro è curatissimo. Servizio impeccabile e minuzioso, carta dei vini di alto livello, carta delle acque da tutto il mondo e, soprattutto, la cucina di Enrico. Brillante ricercatore universitario, nel 2005 molla tutto per trasformare la trattoria dei genitori nel ristorante che è ora. Nel quale si adopera dietro ai fornelli in una cucina creativa che esalta le grandi materie prime del territorio. Vale il viaggio, anche perché Enrico è simpaticissimo.

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Ripassando per Ascoli Piceno, pochi chilometri dopo, nell’abitato di Castel di Lama, La Bottegola è una vera boutique di squisitezze. Il titolare, Raimondo, è sommelier, assaggiatore di formaggi ma, soprattutto, appassionato gastronomo. Vi guiderà tra formaggi locali, pecorini di Fossa di Beltrami, specialità europee fino al Blue Stilton. E poi i salumi e la selezione di paste, da Cav. Cocco a Felicetti, fino alla squisita all’uovo della marchigiana La Pasta di Aldo. Nello stesso paese, arrampicata sulla collina, si può alloggiare nella spettacolare Villa Seghetti Panichi, o meglio nel borgo storico composto dalla stessa dimora, dalla Residenza San Pancrazio e altre strutture costruite tra il ‘600 e l’800 oggi restaurate e adibite a relais. Un’ottima base di partenza per visitare nella vicina Castorano l’azienda vitivinicola di Irene Cameli. Non bisogna farsi ingannare dalle apparenze, perché questa piccola cantina esprime nella maniera più pura il concetto di “vin de garage”. I vigneti di famiglia – e gli olivi – sono stati valorizzati con una conduzione naturale al 100%, cui fa seguito una vinificazione parimenti naturale, con soli lieviti indigeni. Ottimo il Montepulciano (Ozio), gustosi il Sangiovese (Dolci Vite) e il Trebbiano in barrique (Chiaroro).

Il giorno successivo si parte per la deliziosa Offida, tra i “Borghi più belli d’Italia”. Pare che qui sia la culla del vino da uve Pecorino, ma ci sono anche i Funghetti, dolci tipici con semi di anice. Offida è nota anche per il “Merletto a Tombolo”, un’arte che purtroppo sta scomparendo. Ma vedere ricamare con questa tecnica le anziane del paese, come la signora Rosa nel suo negozio Il Gioiello (omen nomen…), è uno spettacolo.

Vicino ad Ascoli Piceno, a Ripatransone c’è l’azienda vitivinicola Poderi Capecci – San Savino è salita alla ribalta grazie al pluripremiato Picus (Rosso Piceno Superiore) e, più recentemente, al Ciprea, Pecorino in purezza. È giusto ascrivere a questa cantina il merito di aver recuperato e studiato la varietà (un tempo detta Promotico) ed effettuato una selezione massale da cloni addirittura pre-fillossera. Rimanendo nell’entroterra, in direzione di Fermo, incontriamo il paesino di Monte Vidon Combatte, noto per Passamonti, un nome che è sinonimo della grande salumeria italiana. I suoi prosciutti sono epici, sulla “lonza schiacciata” ci si lascia il cuore e poi il Ciauscolo! Anzi, il “salame morbido”, perché la solita e becera legislazione italiana impedisce a chi produce senza ombra di dubbio il miglior Ciasucolo in assoluto di poterlo chiamare così. I segreti di Passamonti? Lavorazioni secondo la stagione, ricette ferme a quelle di 50 anni fa, attenta stagionatura a freddo (quando l’industria lavora a caldo…) e, naturalmente, no ad additivi e conservanti.

Per i formaggi, invece, a Belmonte Piceno si trova un vero artista caseario. Eros Scarafoni ha ereditato dal padre l’attività di allevatore, salvo poi scoprire la passione per il formaggio, che ha iniziato a produrre nel 2000 con creatività inusitata. Ancora oggi sta tentando di dar vita a un “Blue Stilton” tutto suo e la strada intrapresa è più che incoraggiante. La sua specialità, però è il Caciomagno, formaggio vaccino a pasta cotta e pressata, stagionato in grotta almeno sei mesi. Poi il Casec, il Caseus, i caprini, la Luna Gialla, il Caciocavallo, gli erborinati e perfino le mozzarelle. Eros utilizza solo latte crudo e biologico al 100%, visto che le sue mucche e le sue capre sono allevate in maniera la più naturale possibile. Curate, anzi, perché “se gli animali stanno bene producono un latte migliore” ricorda giustamente.

L’entroterra della provincia di Fermo ci porta a Monte San Pietrangeli, dove Massimo Mancini, agronomo con esperienza in grandi pastifici, si è messo in proprio per avviare una piccola produzione di eccellenza. Tutta da grano coltivato in proprio, caso più unico che raro. Utilizza una macchina moderna con, però, l’antico “Fungo Tonelli” prima della trafilatura in bronzo; quindi essiccatura per 60 ore su telai in legno. Una pasta di eccellenza che è anche millesimata, con l’anno di produzione del grano indicato.

All’orizzonte si profila Fermo, antica, bella, tutta da visitare. Nella Piazza del Popolo, sotto i portici, Giuseppe “Peppe” Rossi ha recuperato una chiesetta sconsacrata e l’ha trasformata nell’enoteca Bar à vino. Nella quale ha profuso tutta l’esperienza maturata in Francia nella brasserie e l’ha fusa agli eccellenti prodotti locali. Affidandosi a Peppe si può gustare un piatto di splendidi salumi e formaggi come uno caldo, compresi i celebri Vincisgrassi. Il tutto accompagnato da grandi vini, non solo italiani: la cantina di Peppe è spettacolare e si basa su grandi Bordeaux e Bourgogne, ma soprattutto Champagne, la sua specialità. Il viaggio terminerebbe qui, ma il mare è a soli 6 Km. Il mare di Porto San Giorgio dove, dopo la pausa invernale di gennaio, Aurelio Damiani ha riaperto il suo suggestivo ristorante sulla spiaggia: che bella conclusione per uno squisito viaggio!

di Alberto Lupetti foto di Corrado Bonomo

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