Percorsi storici in Toscana
Ci sono architetture residenziali che, al pari di chiese, monumenti e reperti storici, sono come pietre miliari per i territori su cui sorgono. Villa La Badia, tra la provincia fiorentina e quella senese, è una di queste. Fu costruita tra il XV e il XVI secolo, seguendo i tradizionali clichet del luogo, con la struttura in pietra, mura faccia a vista e pavimento in argilla.
Un disegno semplice, rettangolare in pianta e articolato in due grandi macro volumi interni (il piano terra per gli animali e gli attrezzi agricoli, e il primo piano destinato alla vita domestica), ma con una forte presenza scultorea e un peso specifico notevole visto che, a differenza delle comuni coloniche del territorio, questa era la residenza del fattore dell’Abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano. Tutti eleme
nti di cui ha dovuto tener conto l’architetto Cristina Finucci, incaricata nel 2007 di recuperare l’intera struttura dalla nuova proprietaria, la decoratrice di interni cilena Pilar Cortes de Monroy. Con lei ha collaborato, per le opere edili, la ditta Ediltre di Marco e Massimo Lorini, una famiglia di artigiani locali specializzati nel recupero di ville storiche e fattorie della zona (tra i suoi maggiori lavori c’è il restauro di una casa colonica appartenente alla regina olandese Beatrice, anch’essa di pertinenza dell’Abbazia di Passignano). All’inizio il lavoro si è rivelato tutt’altro che facile, perché la residenza, nonostante si trovi a così breve distanza da siti di interesse storico-culturale e circondata da alcuni dei più antichi vigneti del territorio (oggi appartenenti alla famiglia dei marchesi Antinori), non era sfuggita alle vicissitudini del tempo e ad alcune gestioni poco rispettose del proprio carattere.
Per prima cosa sono stati recuperati gli elementi imprescindibili di questo genere di architettura: le mura in pietra e il pavimento in cotto: “Il pavimento è in cotto fatto a mano”, spiega Cristina Finucci, “con elementi tutti diversi l’uno dall’altro. Mentre le pareti sono in pietra a vista come prevede lo stile locale”. Si entra attraverso il portale, anch’esso in pietra, dalla tipica forma ad arco, all’interno del quale è stata ricavata una sorta di bussola in ferro con vetri per far filtrare la luce all’interno.
Il piano terra, un tempo adibito a ricovero per animali ed attrezzi agricoli, oggi ospita una grande cucina con un caminetto in pietra disegnato dall’architetto. Le pareti sono in parte intonacate (color sabbia), in parte trattate come muratura a secco E, in corrispondenza dell’altra facciata, sono stati creati tre saloni uno dietro l’altro, per avere un’ampia zona conviviale da vivere con gli amici. Qui le tonalità dominanti sono quelle chiare, della terra, anche le travi sono state dipinte di bianco. Al primo piano si sviluppa, invece, la zona notte con particolare cura per i bagni che non presentano piastrelle di ceramica ma sono stati impermeabilizzati con un sistema Oikos che si ispira ai bagni originali della struttura. Infine, una scaletta in legno porta a quella che un tempo era la colombaia, delizioso rifugio con aperture a bifora e pareti in pietra a vista.
L’intervento, pensato in chiave sostenibile, ha previsto la coibentazione delle coperture, insieme alla presenza di un impianto geotermico affiancato da un sistema di pannelli solari. Gli interni sono, invece, stati curati anche dalla proprietaria e riflettono, in parte, la cultura latina con le sue tonalità brillanti, i marcati accostamenti, alcuni elementi vintage non propriamente appartenenti alla cultura locale. La decoratrice, discendente di un’importante famiglia spagnola, si è dedicata a Villa La Badia per oltre cinque anni. Una volta completata l’operazione, la residenza è diventata il punto di ritrovo privilegiato per parenti ed amici della famiglia. La sua personale passione, l’attenzione per i dettagli, il gusto raffinato e, non ultimo, il concetto di armonia dello spazio e la sua grande reverenza verso il passato, sono presenti in ogni angolo di questa abitazione.
Come anche all’esterno, dove protagonista è una grande piscina dalla forma rettangolare progettata dall’architetto Finucci: “è uno specchio d’acqua di tre metri per diciotto di lunghezza”, spiega Finucci, “pensato come un antico lavatoio, con il bordo a sfioro ed il rivestimento interno di colore scuro, affinché la superficie dell’acqua rifletta la sagoma della vegetazione e delle abbondanti fioriture presenti nel giardino”. Dopo il restauro il casale è tornato all’originale aspetto rinascimentale. L’obiettivo dell’intervento era, infatti, quello di recuperare in forma integrale il carattere dell’architettura, potenziandola con gli strumenti tecnologici propri di una casa moderna. L’architetto Crisina Finucci è autrice di numerosi interventi di recupero sul territorio, tutti condotti con lo stesso spirito filologico.
Di Claudia Capperucci
Foto di Corrado Bonomo
© Riproduzione riservata.