Attico a Roma con altana e grande vista su San Pietro
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A due passi da Ponte Milvio, a Roma, torna a risplendere un palazzo del novecento grazie al progetto di tre architetti dello studio MCMArch
L’architettura è un fatto d’arte, un fenomeno che suscita emozione, al di là dei problemi di costruzione. La Costruzione è per tener su, l’Architettura è per commuovere
Le Corbusier
Un passato storico
E proprio emozione e coinvolgimento sono i sentimenti che hanno animato l’intervento fatto in un attico a Roma di 180 metri quadrati all’interno di Villa Diomira, all’inizio della via Cassia a Roma. A due passi da Ponte Milvio, l’intervento di ristrutturazione è stato realizzato all’ultimo piano di un edificio degli anni ’20 in stile neogotico, costruito come dono di un padre alla figil nome. Un immobile, che nel corso del tempo si è più volte trasformato, con una parentesi più significativa, quella che lo ha visto ospitare la sede di diversi dipartimenti della Facoltà di Architettura dell’Università di Roma La Sapienza.
La nostalgia dell’altana
“Senza dubbio questo è uno dei fattori che ha reso il nostro intervento ancora più ricco di suggestioni”, spiegano a Ville&Casali i progettisti Maria Eugenia Muratori, Federico Cellini e Brigida Paolillo dello Studio MCMArch. “Questo dettaglio ha reso il nostro intervento ancora più emozionante in quanto all’ultimo piano si trovavano gli archivi da cui passavamo noi studenti, tra una lezione e l’altra, per raggiungere la loggia a prendere un po’ di sole!”
Durante i lavori di ristrutturazione, trentacinque anni dopo l’università, i progettisti si sono ritrovati su quella loggia per motivi professionali, di nuovo ad ammirare a distanza la cupola di San Pietro, incorniciata dalle bifore cuspidate dell’altana di 30 metri quadri con le aperture gotiche che caratterizza il terrazzo di 150 metri quadri. Il pavimento è quello originale a scacchi bianchi e neri, realizzato in cemento e ardesia, che, in accordo con i proprietari è stato mantenuto, nonostante fosse rovinato e macchiato in diversi punti.
La trasformazione in spazio di svago
“Oggi questa altana è un luogo di svago e relax dove cenare con gli amici o guardare un film”, spiegano i progettisti. “Per questo motivo abbiamo disegnato un grande tavolo ovale che può essere utilizzato, una volta abbassato, anche come comoda seduta, così da accentuare l’informalità degli eventi”. All’interno, una volta dismessi gli archivi della Facoltà di Architettura, l’appartamento si presentava come uno spazio libero con copertura a capriate di undici metri per sei di altezza in cuspide. I proprietari, una giovane coppia con due figli hanno espresso il desiderio di voler continuare a godere di quello spazio e di quella luce. “Vorremmo rimanesse così, senza niente dentro, con travi a vista ovunque”, hanno precisato.
Il tema cromatico dell’attico a Roma
Seguendo queste indicazioni i progettisti non hanno avuto dubbi in merito alla scelta di costruire gli ambiti come volumi, aggregati secondo le esigenze dei proprietari. Solidi, geometrici, regolari, sovrapposti, aggettanti si combinano sotto il grande elemento unificante della copertura, caratterizzata da una trama irregolare di travi in legno. Data l’altezza interna il “blocco centrale” ha una copertura praticabile, dove è stato ricavato uno studio e una zona lettura, cui si accede tramite una scala in legno con alzate e pedate in ardesia. L’ardesia poi è il materiale che riprende gli scacchi del pavimento dell’altana, il piano della penisola della cucina e quello del tavolo da pranzo, come pure il pavimento del bagno degli ospiti e di quello padronale. Una volta entrati in casa ci si trova nel grande spazio soggiorno che, con la zona pranzo, formano un ambiente unico a doppia altezza in cui le capriate in legno, verniciate di bianco, sono evidenziate da una illuminazione diffusa.
La zona cottura a vista è un punto chiave della casa, un’area da godere con gli amici: le armadiature, realizzate in falegnameria e caratterizzate da superfici ondulate, diventano elemento decorativo discreto perché tinteggiate come le murature in un colore chiaro, grigio sabbia. Attentamente studiata è la palette dei colori. Man mano che si sale con lo sguardo, si va dal pavimento in rovere trattato color nero, fino ad arrivare al grigio delle pareti e al bianco della copertura.
I bagni e la comunicazione visiva
Lo stesso ragionamento cromatico è stato fatto per la zona notte dell’attico, alla quale si accede attraverso un corridoio “prospettico”, le cui pareti inclinate si allungano verso lo spazio più privato e raccolto delle camere. Dietro questo tipo di intervento si intuisce l’intenzione dei progettisti di creare un effetto sorpresa: dopo un passaggio volutamente angusto si possono ammirare le capriate delle camere.
La connessione con l’altana
I bagni sfoggiano una comunicazione visiva tramite volumi vetrati che si protendono nelle camere creando scorci inaspettati, e continuando a esaltare la copertura lignea. Fondamentale per l’intera composizione è il rapporto tra l’appartamento e l’altana, in cui il terrazzo non è un semplice spazio aperto, ma elemento di connessione tra gli ambienti.
Un passaggio semi coperto che fa da ponte tra il soggiorno e la zona ricreativa dell’altana, ma anche “bris soleil” calcolato per schermare l’area cucina dal sole estivo. Se è vero, come diceva Victor Hugo, che “i poeti hanno dentro di sé un riflettore, l’osservazione; e un condensatore, la commozione”, bisogna dare atto che i progettisti di MCMArch con questa opera di ristrutturazione di questo attico a Roma, così ricca di emozioni, hanno scritto un brano di poesia.
Articolo pubblicato su Ville&Casali di Febbraio 2020
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