Tre progetti diversi con un elemento in comune: qualità ed equilibrio
Progetti di Nino Piccolo
Orizzontale. E poi vastità, viste a perdita d’occhio, difficoltà a fissare un limite prospettico, natura allo stesso tempo soave e ancestrale. Questa è per me l’Argentina.
Linea. E poi adrenalina, velocità, squadra e individualità allo stesso tempo, convivialità amicale, colore e odore del cuoio, calore del corpo dei cavalli, la loro bellezza, la loro possanza, la loro eleganza.
Questo è per me il Polo.
La regola compositiva a Buenos Aires
Villa Thuya è costruita proprio di fianco a un campo da Polo, nella campagna che circonda la provincia di Buenos Aires. La regola compositiva scaturisce proprio dall’insieme delle caratteristiche emozionali e percettive che ho raccontato in apertura.
La pianta si sviluppa secondo una direttrice lineare che si percepisce percorrendo un lungo corridoio interno, porticato, che delimita il grande living da un lato e il blocco di servizi e cucina dall’altro. Ai due estremi l’appartamento padronale e quello degli amici ospiti: due suite dotate di zona letto, vestibolo e di una parte dedicata ai servizi, disarticolata in più episodi per creare angoli vetrati con vasca, doccia e bagno turco tutti a stretto contatto con il contesto paesaggistico, caratterizzato da fluttuanti graminacee e altre essenze autoctone.
La zona living smaterializza il limite tra l’esterno e l’interno; gli operai che lavoravano al cantiere avevano affettuosamente denominato la costruzione “la ventanada” da ventana, finestra in spagnolo, perché il prospetto che si affaccia verso la “cancha” di Polo è quasi interamente costituito da una ampia vetrata completamente apribile.
A enfatizzare ancora di più la proporzione orizzontale, due elementi verticali e quindi dissonanti: il corpo del camino e il taglio della scala che conduce sul tetto a terrazza, spazio da cui poter assistere allo spettacolo di un incontro di Polo. Orario consigliato il tramonto, quando il colore rosso del bicchiere di Malbec si fonde con quello delle braci di un asado, sotto la protezione maestosa e silente del viale di eucalyptus che conduce all’ingresso della casa.
La sorpresa nel cuore di Milano
Una dimora storica celata nel cuore di Milano. Stanze in sequenza la cui continuità viene interrotta da un primo intervento di recupero, risalente a trenta anni fa, connotato fortemente dalle mode del momento. E così in alcune stanze il ripristino dei parquet, degli stucchi, degli infissi e dei decori suggerisce e guida verso un esercizio di restauro filologico; altre in cui l’effimero non è più sostenuto dal tempo ed è quindi possibile abbandonarsi ai desideri di alta caratura estetica e funzionale della committenza.
Un mondo denso di arte storica, contemporanea, cinema, viaggi, letteratura e poesia. Libri di pregio, tele, sculture, oggetti dal mondo definiscono lo spazio fisico e interiore di una poliedrica ricercatrice. La dualità materica e temporale della parte storica e della parte rinnovata si ripropone nei due ambienti iconici e simbolici: lo studio in cui tre differenti tavoli da lavoro sono avvolti da una libreria in legno dalla struttura impercettibile; il living con il grande tavolo poligonale a lati dispari, l’anta del guardaroba su cui l’artista portoghese Josè Barrias scrive con il gesso versi che celebrano il calore dell’ambiente domestico, ricordi di viaggio e regali di artisti dappertutto sulle pareti.
Ogni altro angolo e spazio della casa riserva continue sorprese nei particolari: “Adamo ed Eva”, disegno a grafite su marmo di Valerio Ambiveri, incastonato nello spessore dell’intonaco sopra il camino, un pavimento di ghiaccio virato lilla per l’antibagno e il bagno della camera padronale, i colori saturi di vestiti e tessuti di arredo che lampeggiano dalla finitura bianco gesso delle pareti e delle porte.
Contemporaneità in Puglia
Lungo un tratturo, strada di campagna sterrata, delimitato da muri a secco costituiti da conci di tufo da cui continuano a svelarsi conchiglie fossili, nascoste tra i tronchi dall’effetto drammatico e le imponenti chiome argentee degli ulivi secolari, spuntano tre costruzioni a parallelepipedo: le torri, così sono chiamate le lamie in queste campagne. Sono vecchi ricoveri di servizio ai contadini che vi soggiornavano per limitate quantità di tempo durante i periodi di lavoro in campagna: la potatura, l’aratura, la raccolta delle olive. All’interno, in un unico spazio aperto, sotto volte a stella, un camino, una mangiatoia e un tavolino di legno.
Da questa preesistenza lo sviluppo di un progetto di recupero unitario delle tre strutture. All’esterno, un unico segno distintivo nelle parti aggiunte, un carattere tipologico vernacolare declinato in ottica contemporanea, ossia finte scale scalene che danno maggior protezione termica agli ambienti.
I colori degli intonaci derivano dalla terra: il rosso ossido, i verdi delle foglie degli ulivi, il marrone dei tronchi dei carrubi.
Tra dehors di varia foggia, soggiorni, cucine e tavoli da pranzo a cielo aperto si svelano luoghi peculiari: un giardino sospeso tra un agrumeto destinato a piccole attività concertistiche e un pergolato su cui si arrampicano buganvillee multicolore che fronteggiano un pentagramma di note, fori anch’essi multicolore praticati in una parete in tufo imbiancata di calce.
Uno spazio dalla pianta a cerchi che si intersecano, come gli acini di un grappolo d’uva, protetto dalle fronde di piante di vite. Una piscina il cui invaso rettangolare è contenuto da una sistemazione di landscaping che suggerisce con discrezione il profilo di una chitarra elettrica vintage.
Gli interni delle dimore, curati in collaborazione con Spezyale Design Atelier, valorizzano i materiali, i temi e i colori del paesaggio circostante attraverso le sollecitazioni e l’incontro con la contemporaneità. Così un bagno è delimitato da pareti in legno da cassero giallo in modo da non intaccare l’intonaco preesistente delle altre pareti caratterizzate da grafiti elementari che narrano i vissuti dei precedenti utilizzatori. E ancora il giallo acceso in cui viene tuffata una juta, materiale dall’anima povera, grezza e materica che, così colorata, rimanda alla luce del sole di Puglia.
Il macramè, un ricamo importante rubato alla storia e all’alta moda per un separé aereo che cade a terra fluttuante e addirittura, in declinazione soutage, come texture strutturale per un pavimento in resina. La stampa con soggetti iconici del territorio che, per contrasto, impreziosisce il bianco della calce delle pareti interne e delle volte, utilizzata per rivestire complementi di arredo recuperati tra masserie, vicoli e ruderi.
Foto di Daniele Coricciati, Alberto Giuliani, Evelina Jakovleskaja, Michele Ricci
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