Palazzo Rossi

di Redazione Ville&Casali

Palazzo Rossi

Palazzo Rossi occupa un’area triangolare nel centro storico di Cagliari posta alla confluenza delle vie Lamarmora e Genovesi nella piazzetta Lamarmora.

Ha due facciate convergenti che si incontrano in uno spigolo arrotondato sulla piazzetta.

Entrambi i prospetti si articolano su tre piani alti caratterizzati da finestre sormontate alternativamente da timpani ciechi e da cornici piatte, che si aprono su balconcini dalla ringhiera in ferro battuto, mentre le aperture del piano terra sono ad arco.

Tutto l’insieme rivela alcuni caratteri tipici dell’architettura neoclassica.

Sul periodo in cui l’attuale edificio sarebbe stato costruito abbiamo diversi dati che, in un certo senso, contrastano.

Storia del Palazzo Rossi

Il Corona nella Guida di Cagliari del 1894 cita il palazzo Rossi tra i «nuovi e nuovissimi palazzi», il che farebbe pensare che sia stato edificato in quegli anni; ma dai registri del “Vecchio Catasto” apprendiamo che nel 1877 esisteva in quell’area un palazzo che apparteneva al Barone Francesco Rossi fu Salvatore e che nel 1891 ne era proprietaria la Baronessa Delfina Rossi.

Ora, essendo improbabile che il Corona definisca nuovissimo un edificio di circa vent’anni, è probabile che in quegli anni il palazzo abbia subito una ristrutturazione.

Questa, però, in mancanza di dati certi, è soltanto un’ipotesi. Nell’elenco degli uffici pubblici pubblicato dal Corona nella Guida della Sardegna, del 1896, troviamo che al numero 1 della via Genovesi vi era la sede degli Uffici del Genio Civile e della Conservatoria delle ipoteche.

Palazzo RossiE tra i ristoranti di Cagliari citati dal Cugia nella Guida di Cagliari del 1902 troviamo indicato il “Colussi” al numero 6 della via Lamarmora, angolo via Genovesi. In tutti e due i casi si tratta di locali del palazzo Rossi.

Il restauro delle architetture storiche è innanzi tutto un atto d’amore.

Migliaia di pagine scritte sui criteri per rendere rigoroso l’approccio progettuale e scientificamente fondata la metodologia operativa non sostituiranno quella che è, all’inizio e alla fine, la spinta fondamentale a intraprendere questo gravoso viaggio attraverso il presente e il futuro.

È solo un riconoscimento di valore (un atto d’amore, appunto) per il valore documentale, estetico e poetico che le nostre antiche città costituiscono che ricompensa gli inevitabili sacrifici di carattere tecnologico e funzionale.

Il Palazzo Rossi nacque dall’incontro fra due singolarissimi personaggi, il Cavaliere Rossi e Francesco Vivanet, architetto di formazione, allievo di Gaetano Cima, protagonista dell’architettura neoclassica in Sardegna.

Il cavaliere coronò la propria industriosa esistenza con l’impegno politico prima a livello locale e poi come Deputato al Parlamento Sardo-Piemontese a Torino e ricevendo varie onorificenze, dall’Ordine della SS.ma Annunziata fino al titolo baronale, ereditato poi dai propri discendenti.

La ristrutturazione

Il lavoro che lo Studio Dal Molin si è trovato di fronte è stato insieme quello dell’archeologo e quello del museografo, dell’allestitore.

Il Palazzo, infatti, vittima per molti anni di una manutenzione inadeguata, si trovava in stato decisamente precario, quasi interamente sfitto e alcuni dei dettagli più pregevoli si trovavano spesso nascosti da superfetazioni, danneggiati o mutili.

Il medesimo trattamento di restauro conservativo è stato riservato agli infissi interni ed esterni.

Viceversa gli intonaci verticali interni, in stato di precaria conservazione, sono stati rimossi e si è optato, stratigraficamente, per una stabilizzazione del sottofondo senza procedere alla riapplicazione di un intonaco nuovo.

Il progetto nei nuovi inserimenti è stato improntato da un approccio analogico-dialogico.

Analogico nella messa a punto della palette cromatica, dialogico nelle scelte di carattere stilistico. Il dialogo è fatto di due posizioni che si confrontano e in questo caso abbiamo il passato e il presente che raccontano insieme il futuro.

Nella stanza padronale la scelta del colore del legno del rivestimento cassettonato di Dialma Brown si contrappone alla quinta di gusto moderno in legno massello arricchito dalla luce soffusa dei led a pavimento.

Il boudoir in stile contemporaneo di Alivar contrappone il rigore geometrico delle forme in acciaio alla testata con l’imbottito in pelle bianca.

La parete nuda si oppone alle cornici eleganti in stucco bianco, mentre la luce staglia la volta del soffitto sollevando virtualmente la copertura dal perimetro su cui si appoggia.

L’elemento caratterizzante degli ambienti è senza dubbio il pavimento in Rovere, nelle due nuances miscelate dei grigi, Fumo di Londra e Canna di Fucile.

Nel living viene maggiormente enfatizzato il dialogo tra antico e moderno, la quinta su cui si staglia il camino bifacciale, ha un gusto nettamente minimalista, nascondendo gli impianti tecnologici all’interno di un grande parallelepipedo bianco alleggerito dai due tagli contrapposti.

Palazzo Rossi

Consulta la scheda dell’architetto Dal Molin

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