Luci scenografiche di melodie e arte
Il suo atelier si trova in via Publicolis, 47 a Roma, nel cuore del quartiere ebraico. E a un centinaio di metri, in via della Reginella 1, si possono ammirare i suoi oggetti di arredamento, vere e proprie luci scenografiche, preziosi lampadari creati con strumenti musicali.
Grazie a questi articoli, presentati con il marchio Light Music, Sandro Melaranci da cinque anni è considerato un designer apprezzato a livello internazionale.
I suoi lampadari si possono acquistare per esempio nella galleria di Corrado Bortone, in rue Mezzanine a Parigi, o in quella di Gaetano Borrelli che li espone nella sua Design Room, nella centralissima via londinese di Crescent Rd.
Ma, chi è questo artista che si definisce un semplice artigiano con la passione per gli oggetti musicali e per la luce?
“Nasco come truccatore e ho lavorato con molti registi e attori famosi, da Claudia Cardinale a Franco Nero, da Alida Valli a Bernardo Bertolucci, da Tinto Brass a Gigi Proietti”, ci racconta in un caldo giorno di agosto di fronte al suo showroom, dove sfilano turisti da tutto il mondo che, incuriositi, si fermano spesso.
“Quando si lavora nel cinema per alcuni mesi insieme si diventa amici di attori e registi”, ricorda Melaranci che un paio d’anni fa ha incontrato per caso a Parigi, dopo tanto tempo, Claudia Cardinale e con lei ha potuto ricordare “Il giorno della civetta”, girato a Partinico nonché le ore di spensieratezza, dopo le riprese cinematografiche, “quando tutti andavamo al mare”.
L’esperienza cinematografica di Melaranci dura un ventennio, dalla fine degli anni Sessanta agli anni Ottanta, perché a un certo punto con il fratello decide di rilevare un’osteria e aprire un piano bar, il famoso Manuia, vicino a Piazza Trilussa a Trastevere, “frequentato da Zeffirelli, Visconti, Fellini”, ricorda oggi con nostalgia.
Il Manuia diventò famoso per la buona musica jazz e brasiliana. In questo periodo, Melaranci fa molte amicizie e conosce una diplomatica brasiliana, che diventerà sua moglie.
Laura Melaranci oggi guida, come ambasciatrice, la delegazione del suo paese presso la FAO.
“Cinque anni fa mentre mi trovavo a Parigi”, ci racconta, “stavo giocando con un violino. Quindi ho preso una stampella e ho pensato che questi oggetti uniti avrebbero potuto formare una lampada. Presi una carta pergamena e realizzai un prototipo”.
“La seconda idea”, aggiunge, “fu quella di mettere sul paralume uno spartito musicale”.
Un amico gallerista a Parigi commenta, “Sei un artista e non te ne sei accorto”.
E per fargli capire che non era solo un complimento gli ordina subito 20 pezzi e in tre mesi organizza un vernissage che si rivela un successo.
“Anzi lui vendeva i miei oggetti a un prezzo doppio di quello che chiedevo io”, precisa l’artista romano. I lampadari di Melaranci oggi si possono trovare in case importanti, come nella villa di rappresentanza dello Champagne Veuve Cliquot o nel Principato di Monaco.
Melaranci collabora con altri artisti romani e il suo showroom, in alcuni giorni della settimana, diventa scuola di mosaico, di pittura o di scultura. Ora sta progettando di aprire a Miami uno showroom insieme ai suoi amici artisti italiani.
A cura di Emilio Moretti
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