Il luogo dello spirito a Grottammare Alta
Un luogo dello spirito dove rendere omaggio al mare. Una casa fatta per contemplarne ogni cambiamento. Ogni riflesso. Giorno e notte. Questo cercava Roberto Pazzi, interior designer e marchigiano Doc. Radici profonde le sue. Tanto che, dopo gli studi di architettura a Firenze e i viaggi di studio e lavoro, la voglia di tornare nella sua terra diventa ineludibile. La ricerca è lunga su quella costa in provincia di Ascoli Piceno penalizzata a partire dagli anni settanta da colate di cemento. Ma qualche cosa di bello è rimasto per chi sa guardare e ha volontà e gusto per recuperare nel modo giusto.
E’ nel minuscolo borgo cinquecentesco di Grottammare alta che Pazzi, nel 1998, trova quanto ha cercato a lungo. Solo un paio di stradette e la piazzetta dedicata a Papa Sisto V, nato qui, eppure ecco scovata “la casa del cuore” fra antichi edifici penalizzati dal tempo e dal disinteresse ma con i segni di un’eleganza antica. E’ amore a prima vista. Tanto assoluto da non farsi scoraggiare dallo stato di abbandono dell’edificio. Una struttura cinquecentesca a più piani e come sospesa sul panorama verso il mare ma con soffitti e solai sfondati e muri in pietra logorati. Il primo impegno è consolidare la struttura e ridarle copertura. Poi Pazzi passa, come in ogni lavoro di architettura e design d’interni che realizza, a individuare le idee guida.
In questo caso sono il già citato omaggio al mare, il recupero laddove possibile delle antiche strutture, trovare un filo conduttore di colori e materiali fra una stanza e l’altra, un piano e l’altro e poter inserire gli oggetti più amati. Quanto ha riunito in anni di viaggi e di frequentazione di aste internazionali. Senza paura di mixage azzardati fra alto antiquariato, quasi sempre marchigiano, oggetti tribali asiatici e africani, opere di arte contemporanea e tessuti di tendenza. “Le case che realizzo devono esprimere l’anima di chi le abita“, sottolinea. “Questo vale anche per la mia che ho un’anima curiosa ma legata all’eredità del passato”. Un obiettivo evidente già nell’ingresso dalle volte in pietra recuperate con cura, le porte del XVIII° decorate e il bel puttino utilizzato per raccogliere i biglietti da visita. Risanato anche il seicentesco soffitto nell’anti salotto, impreziosito dai cassettoni del seicento marchigiano in mogano.
Nel salotto, l’importanza del cinquecentesco camino in chiara pietra di Cagli è attenuata dai bastoni cerimoniali africani in legno e la sontuosità dei mobili e quadri del XVII° marchigiano dall’attualità dei divani realizzati in serici accostamenti di malva e viola. Omaggio alla tradizione dei numerosi teatri regionali in sala da pranzo. Qui, fra sobri tendaggi di seta grigia, protagonisti sono i preziosi decori a tema musicale recuperati da una sala teatrale. Coprono pareti e armadi di servizio e si abbinano all’importante lampadario realizzato su disegno di Roberto Pazzi. Vivacità nelle tende di Pierre Frey e luminosità di lacche nella cucina progettata dal designer e dove un tempo, dal tetto in rovina, entravano i piccioni.
Abitanti che il lampadario piumato firmato da Ingo Maurer ricorda con ironia. Nella stanza da letto dove i tessuti del copriletto e delle tende cambiano secondo la stagione appare, sapiente, il contrasto fra mobili antichi, quadri attuali, le foto rielaborate del padrone di casa, i tappeti di Samarkanda, originali elementi d’arredo e porcellane giapponesi. Stessi temi nell’adiacente stanza relax, con i pouf indonesiani in legno intrecciato, la moderna dormeuse in velluto grigio, i e le applique di design attuale inserite in parete. Calore del legno nel soffitto del bagno panoramico e, sulla finestra, la scultura realizzata con legni trovati sulla spiaggia e materiali di riuso. Recupero anche botanico per il giardino pensile con gli agrumi e le siepi e il fontanile con l’aggiunta di una gradevole veranda vetrata per colazioni, con vista anche d’inverno.
di Picci Manzari
foto di Corrado Bonomo
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