Come scegliere il camino giusto?
Pochi elementi della casa sono evocativi come il camino, che rimanda al concetto di ospitalità, di raccoglimento familiare e – perché no – anche di clima festivo.
«Starò accanto alla fiamma luminosa, / sopra un sapiente libro, da uomo anziano, / mentre l’imposta batte, tormentosa, voltando e rivoltando un foglio, piano.» In questi pochi versi il poeta vittoriano Robert Browning riesce a restituirci tutto il piacere di leggere davanti al camino, al caldo, quando magari fuori infuria un acquazzone.
Oggi che le case si sono fatte più piccole spesso non c’è posto per un tradizionale camino, ma la tecnologia arriva in aiuto con modelli più ridotti o che addirittura “ricreano” la fiamma e non necessitano di canna fumaria.
Un po’ di storia: quando nasce il camino moderno?
La scoperta del fuoco e il suo “addomesticamento” è tra gli eventi che hanno determinato lo sviluppo della specie umana. Sin dai tempi antichi, il focolare era in genere al centro dell’abitazione, lontano da pareti spesso in materiali infiammabili.
Intorno al Tredicesimo secolo si verificò il picco della crescita economica dell’Europa iniziata intorno al Mille, che si tradusse in città più grandi, più benessere e quindi un uso di materiali più durevoli come la pietra per la costruzione prima di case e palazzi nobiliari, poi mano a mano più diffusamente. Avvenne quindi lo spostamento del focolare, che potè essere finalmente addossato alle pareti e dotato di canna fumaria per diminuire il pericolo di incendi (molto frequente nelle nascenti città medievali: basti pensare che a seguito di un tremendo incendio, a inizio del Tredicesimo secolo a Londra era obbligatorio intonacare i tetti in paglia per renderli più resistenti al fuoco).
Un bel miglioramento, anche se i primi caminetti, aggettanti dai muri, non avevano pareti laterali e presentavano un tiraggio difficoltoso. Fra il 1300 e il 1600 si giunse alla soluzione di inserirlo nel muro: per intero, ma questo era possibile solo in abitazioni con muri molto spessi e solo al piano terra; o parzialmente, consentendo meno ingombro e di conseguenza il posizionamento in più camere. Era nato il caminetto moderno, che aveva migliorato il tiraggio ma continuava a fare molto fumo.
Tra il Seicento e la fine del Settecento si fanno diversi studi su materiali, prese d’aria e posizionamento del focolare, ma l’intervento risolutivo per risolvere il problema del fumo si deve a due Benjamin: Franklin e Thompson.
Il primo osservò che per diminuire il fumo dovesse esserci sempre anche un apporto di aria fresca, ed elaborò varie soluzioni, tra cui una presa d’aria che collegava il focolare all’esterno, e determinate proporzioni rispetto all’altezza della canna fumaria. Oggi questo è un principio base della costruzione di un buon camino, ma per i tempi era un’intuizione geniale. Franklin descrisse anche regole di manutenzione per il caminetto, e nel tentativo di trovare un mezzo di riscaldamento più efficiente progettò quello che ancora oggi si chiama “caminetto di Pennsylvania”: una stufa caminetto prefabbricata in metallo, ancora in produzione.
La mossa definitiva per l’ideazione del camino si deve però a Benjamin Thompson: un avventuriero che allo scoppio della Rivoluzione americana decise di rimanere fedele alla corona d’Inghilterra, e che venne insignito del titolo di conte di Rumford.
A Thompson, fisico autodidatta, si devono molte scoperte – tra cui quella che il calore è un movimento di particelle. Un’intuizione del genere non poteva non avere applicazione pratica nella progettazione di sistemi di riscaldamento, e infatti Thompson si dedicò a migliorare la struttura del caminetto. Lavorò come si suol dire “a togliere”, ridimensionando le dimensioni di cappe e delle allora imponenti canne fumarie, difficili da pulire e che quindi raffreddavano i fumi perché ne rallentavano la spinta verticale.
Così migliorato, il camino accumulava meno residui e anche la sua pulizia era meno ardua. Thompson intuì anche che tutte le superfici interne del caminetto dovevano essere il più possibile lisce per non ostacolare il percorso dei fumi, e per lo stesso motivo osservò che la bocca della canna fumaria doveva trovarsi esattamente sopra il braciere. Le migliorie strutturali di Thompson, che si tradussero nel cosiddetto camino Rumford, sono tuttora valide e riscontrabili anche nei camini moderni.
Le basi: come funziona il camino
A prescindere da forma, dimensione e combustibile utilizzato, la struttura base di ogni camino è sempre la medesima. Il luogo dove avviene la combustione è detto camera di fuoco, quello lungo cui risalgono i fumi della combustione canna fumaria.
Lo sbocco dei fumi all’esterno dell’abitazione avviene nella parte terminale del camino, il comignolo. Un buon camino deve dirigere più calore possibile verso l’interno, e ciò si ottiene con una sapiente progettazione: vanno stabilite le dimensioni ottimali della canna fumaria, del comignolo e del focolare, da realizzare poi con i materiali più adatti.
Un camino efficiente, inoltre, è un camino che ha un buon tiraggio, ovvero che smaltisce ed espelle in maniera ottimale i fumi della combustione. Per un buon tiraggio è indispensabile una presa d’aria verso l’esterno dell’abitazione – una seconda oltre al comignolo – che alimenti la combustione del fuoco. L’aria viene quindi richiamata dall’esterno dal calore generato, alimenta la fiamma, poi è di nuovo convogliata all’esterno della canna fumaria e infine espulsa dal comignolo.
Un sistema di vasi comunicanti, con l’unica differenza che non si spostano liquidi ma aria. Infine, una piccola precisazione: che differenza c’è tra camino e caminetto? I termini sono spesso usati in maniera indifferenziata, ma in realtà non indicano lo stesso manufatto: il caminetto è più piccolo del camino, e spesso non ha una cappa ma solo un raccordo tra focolare e canna fumaria.
Camino aperto o chiuso?
Viste le caratteristiche comuni di ogni camino, iniziano le distinzioni. La prima macro-divisione è quella tra camino aperto e camino chiuso.
Il camino classico è quello aperto, che ha il focolare appunto aperto sulla parte frontale. È un camino in cui il calore si propaga per irraggiamento. A questo punto non sarà difficile intuire che il camino a camera chiusa ha il braciere chiuso da un vetro. Detto anche termocamino, è meno scenografico ma più sicuro perché non si hanno fiamme libere in casa (potrebbero essere pericolose per bambini piccoli o animali domestici).
Inoltre, il camino chiuso richiede una procedura di installazione molto semplice e può essere collegato alla rete idrica per rifornire di acqua calda tutta la casa. A differenza del camino a camera aperta, poi, consente di riscaldare diversi ambienti della casa e non solo quella in cui è installato, grazie ad appositi tubi che diffondono il calore o a ventole elettriche.
Disposizioni tradizionali e moderne: camini angolari, bifacciali, sospesi, da esterno
Oltre ai tradizionali camini a parete, inseriti per interno all’interno del muro o parzialmente addossati, ci sono diverse soluzioni per la disposizione del camino, adatte anche a chi dispone di poco spazio.
Una delle più sfruttate è il camino angolare, che permette ampia adattabilità: sfruttando l’intersezione tra due pareti questo camino consente di lasciare libere le pareti e garantisce anche più libertà di arredamento, perché non è necessario posizionare i mobili in modo da non ostacolare le correnti d’aria.
Perfetto per essere posizionato in ambienti di passaggio, il camino angolare può essere anche posizionato in una sola stanza e può essere corredato da panche per sedersi o mensole per soprammobili. È costituito in genere da un lato più lungo e uno più corto, e può essere chiuso da un vetro resistente al calore. Può essere bifacciale, con vista sulla fiamma su tre lati, e in quel caso è perfetto per separare idealmente due ambienti.
In commercio sono disponibili camini angolari per ogni tipo di combustibile: legna e pellet, bioetanolo e gas (senza bisogno di canna fumaria quindi), e se ne trovano di stile rustico o moderno e minimale, con finiture in diversi materiali come gres, marmo e pietra. Si può anche scegliere la forma del focolare: tonda, rettangolare, quadrata o poligonale.
Scenografico e capace (quasi) da solo di arredare una stanza, il camino sospeso è la declinazione più futuristica del camino. I modelli in commercio sono a volte piuttosto azzardati, ma non mancano le soluzioni “intermedie” anche per chi non si sente di osare troppo.
Il camino sospeso può essere a camera aperta con chiusura solo su due o tre lati, o chiusa con vetro termico, e può essere posizionato al centro della stanza e fatto ruotare di 360 gradi o addossato a una parete oppure a un angolo. Trattandosi di un camino senza basamento, l’installazione per certi versi è più semplice: non sono necessari interventi di muratura, i materiali sono più leggeri e le forme sono davvero varie, consentendo a questo tipo di camino di adattarsi a qualunque ambiente. Il rovescio della medaglia è il costo, più elevato rispetto agli altri camini. Per quanto riguarda i combustibili, i camini sospesi si adattano a tutto: legna, pellet, gas e bioetanolo.
Per chi vuole godersi gli spazi all’aperto di casa anche d’inverno c’è poi il camino da esterno, di cui esistono molte varianti e può essere alimentato a legna, pellet, metano, bioetanolo o gpl. Sono disponibili in modelli in muratura, con alcune parti prefabbricate o realizzate tutte ex novo, che possono essere anche dotati di una griglia per la cottura dei cibi. È una tipologia di camino che può resistere a temperature altissime.
Molto diffusi sono anche i camini da esterno in ferro, dall’aspetto elegante che si sposa bene con il verde del giardino. Anche questi modelli sono spesso dotati di una griglia che li trasforma anche in barbecue, per essere sfruttati in tutte le stagioni. Ci sono anche dei modelli portatili, come quelli in acciaio alimentati a bioetanolo, che non necessitano di canna fumaria.
L’abito fa il monaco: come scegliere il giusto rivestimento
Scelto il modello di camino più adatto per la propria abitazione, si può passare a vagliare i vari tipi di rivestimento. Il materiale che dona a un camino l’aspetto più elegante è senza dubbio il marmo. Oltre ai noti travertino e marmo di Carrara, ci sono un’infinità di tipi di marmo, con una tavolozza di colori che va dal bianco puro al nero, e che si adattano a case dal gusto classico così come a quelle più moderne. Oltre a essere un materiale estremamente pregiato, il marmo è anche resistente alle alte temperature, che non ne intaccano la colorazione.
Ci sono altre pietre molto adatte per il rivestimento del camino, per esempio la pietra naturale – una tra tutte la pietra bianca burattata o bocciardata – la pietra spazzolata o quella levigata. Pietre come l’ardesia o quelle lavorate con effetto mattone si sposano alla perfezione con ambienti rustici, magari in combinazione con il legno.
Se al rivestimento si vuole unire la conduzione del calore, una pietra perfetta è la steatite, detta anche pietra ollare. È una roccia vulcanica che come una spugna assorbe il calore e lo rilascia gradualmente. È estratta in molte parti del mondo, ma la più pregiata è quella finlandese. Altro rivestimento eccellente in termini di conduzione del calore è la maiolica, usata anche per le stufe ad accumulo, molto versatile e capace di adattarsi ad ambienti classici e moderni.
Sul fronte metalli e leghe metalliche, quella più funzionale è la ghisa: ha una resistenza ad altissime temperature e tiene e propaga il calore in maniera eccellente.
Sempre più utilizzato nei camini moderni è l’acciaio, in versione satinata o verniciata. È facile da pulire – particolare che non guasta – e ha un’ottima resa termica.
Molto popolari i camini rivestiti in cartongesso, materiale ignifugo e molto malleabile (può assumere anche forme curve e si può avere con finitura liscia o ruvida). L’altro vantaggio del cartongesso è che il montaggio è infinitamente più rapido rispetto alla muratura: dalla realizzazione della struttura metallica di supporto alla stuccatura e tinteggiatura delle lastre si parla di appena qualche giorno. In caso di danni, è anche molto semplice sostituire le lastre.
Alimentazione: legna, pellet, gas…
Il crepitio della fiamma e i ciocchi che sprigionano calore e profumo sono quello che tutti visualizzano se pensano a un camino, e infatti, il camino a legna è quello per eccellenza.
Nella versione classica è a camera aperta, in muratura e con apertura frontale. L’apertura è sovrastata in genere da una trave e spesso presenta anche una seduta. La legna migliore da utilizzare per farlo funzionare è quella cosiddetta stagionata, asciutta e dura: è quella che brucia meglio e genera meno fumo. Tra le essenze più consigliate, il faggio, l’ulivo, la quercia e il mandorlo. Sconsigliati invece l’abete, il castagno e il larice – resinosi, producono molto fumo, e nel caso del castagno anche molte scintille –, il larice – produce poca fiamma e quindi poco calore –, ma soprattutto il fico – produce un fumo tossico.
Un’evoluzione del classico camino a legna è il camino a legna ventilato, che ha una camera chiusa con uno sportello in vetro termico e un motore elettrico che aspira l’aria, che viene poi riscaldata e reimmessa nell’ambiente da una feritoia nella parte alta del camino tramite un sistema di ventilazione forzata. Ci sono anche modelli a fuoco aperto, che sembrano tradizionali camini ma sono in realtà dotati di intercapedini in cui l’aria viene scaldata dalla combustione e poi immessa nell’ambiente con condotti di areazione. In alcuni modelli di camino ventilato l’aria calda può anche essere convogliata in altre stanze con un sistema di canalizzazione: si parla in questo caso di camino ventilato canalizzato.
Per accendere correttamente il camino a legna, ci sono un paio di regole da seguire: per prima cosa va aperta la canna fumaria e si deve attendere per una mezz’ora per permetterle di riempirsi di ossigeno.
Se si accende il camino per la prima volta, è buona norma lasciare la canna fumaria aperta senza fuochi per un’ora. Fatto questo, si prepara una base con legnetti, pigne, trucioli o lana di legno, su cui andranno disposti sopra a piramide i primi ceppi di legno duro. Per l’innesco del fuoco ci si può aiutare con le tavolette di accensione, e una volta che la fiamma è avviata la si deve mantenere viva aggiungendo al bisogno altra legna. Non serve metterne subito tanta, anzi si rischia di soffocare la fiamma.
Altro metodo di accensione è quello “a torcia”: si mettono prima i ciocchi più grandi poi via via, a strati, quelli più piccoli, fino a formare una pira. Si posiziona poi la tavoletta di accensione in mezzo a una piccola piramide di ciocchi più piccoli che si sistema in cima e si fa partire la fiamma. La torcia è avviata: brucia dall’alto verso il basso e produce meno fumo.
Qualunque metodo di accensione si scelga, è bene assicurarsi prima che il camino sia ben pulito e con senza ostacoli di aerazione. Inoltre, è sconsigliato utilizzare fogli di giornale, perché generano molta fuliggine e inoltre l’inchiostro bruciato produce fumi tossici, e legno verniciato, perché di nuovo si generano gas nocivi. Infine, per tutte le operazioni di gestione del camino è bene servirsi sempre degli strumenti adatti come pinza e attizzatoio.
Altro diffusissimo combustibile è il pellet, ottenuto dagli scarti della lavorazione della legna. Utilizzandolo per il riscaldamento si contribuisce allo smaltimento di scarti che altrimenti andrebbero buttati, e si producono minime emissioni di CO2. È inoltre meno ingombrante della legna.
Il camino a pellet è un camino a camera chiusa, che può essere prefabbricato o collocato in un camino aperto dismesso. Ha un accenditore elettrico – ma ci sono in commercio anche modelli non elettrici – e un serbatoio in cui è collocato il combustibile, che viene poi rilasciato nel focolare in modo controllato insieme a un getto di aria che crea un circolo di ventilazione che aiuta a tenere alta la fiamma ed evita così sprechi.
Trattandosi di un focolare chiuso si ha una combustione lunga, e il calore prodotto può essere amplificato e rilasciato gradualmente se si sceglie di rivestire il camino di maioliche o ghisa. Rispetto a un camino a legna la manutenzione è minore e si minimizzano i rischi di intossicazione accidentale perché non si producono fumi, polveri e monossido di carbonio. Sono camini che possono essere programmati con un pannello di controllo, anticipandone l’accensione per trovare la casa calda al proprio rientro o quando ci si sveglia.
Ultimo di questa carrellata di combustibili è il gas. Il camino a gas funziona con la combustione del metano con allaccio alla rete centrale o del GPL tramite bombola. È provvisto di una canna fumaria coassiale, cioè in grado sia di “pescare” l’aria e convogliarla nella camera di combustione sia di smaltire i fumi. Ha un focolare in ciottoli o ceppi ceramici mineralizzati che cambiano colore a seconda del livello della fiamma, la cui intensità può essere regolata con telecomando o attraverso gestione via app. Eventuali perdite anomale sono controllate da dispositivi di sicurezza appositi.
I camini a gas possono essere chiusi con un vetro ceramico o aperti, per un effetto più scenografico che però li rende meno performanti. Tra i vantaggi dei camini a gas ci sono l’assenza di dispersioni di residui nell’ambiente, la possibilità di regolare in modo preciso le temperature, e il rendimento, che è del 100%. Il camino a gas può essere anche senza canna fumaria, con vetro a supplire la mancanza di tiraggio.
Come scegliere il camino più adatto alla propria casa?
Nella scelta del camino più adatto per un’abitazione ci sono diversi elementi da tenere in considerazione. Per prima cosa va stabilito il fabbisogno termico dell’abitazione, calcolato tenendo conto dei metri cubi dell’abitazione, della classe energetica e delle caratteristiche strutturali, come soffitti alti, numero di finestre. Altro elemento da considerare, ovviamente, è la zona in cui si vive, cui corrisponde una fascia climatica.
Bisogna poi valutare le dimensioni del locale in cui si vuole collocare il camino, e se ci sono le condizioni per la predisposizione della canna fumaria e della presa d’aria esterna. Sulla base di questi elementi, con l’aiuto di consulenti esperti si potrà appurare se ci sono le condizioni per poter riscaldare tutta la casa con un camino o se questo sarà un sistema per riscaldare un solo ambiente.
Nel primo caso, quasi certamente si opterà per un camino ventilato con canalizzazione o un termocamino, mentre nel secondo, se si vuole il camino in camera da letto la normativa dispone che debba necessariamente avere una camera stagna, quindi un camino di tipo chiuso, con una canalizzazione che consenta alla camera d’aria di prendere l’aria da altre stanze e non in quella in cui è collocato il camino. Si tratta di norme di sicurezza, per evitare carenze di ossigeno nella stanza in cui si dorme.
In ogni caso, vanno verificate la predisposizione della canna fumaria e della presa d’aria esterna, altrimenti si dovrà optare per una soluzione senza canna fumaria.
Recuperare un vecchio camino
C’è chi poi ha già un camino, ma non lo può usare. Può capitare che durante i lavori di uno stabile un po’ datato ci si imbatta in camini non più funzionanti o non a norma.
Se prima l’unica soluzione poteva essere demolirli o lasciarli inattivi e come semplici elementi decorativi, ora è possibile riportarli a nuova vita con gli inserti, elementi monoblocco a incasso da inserire nel vecchio focolare. Ce ne sono anche con sistema a ventilazione, per trasformare il camino tradizionale in camino ventilato, e con sistemi di canalizzazione per convogliare l’aria calda prodotta verso le stanze vicine a quella che ospita il camino. Questi modelli possono avere anche una centralina di controllo, e in genere hanno la possibilità di regolare il calore prodotto.
Pulizia e manutenzione del camino
Per funzionare correttamente e durare nel tempo, il camino va gestito con un’attenta manutenzione. Se eseguita con regolarità, la pulizia di un camino è abbastanza rapida, e va fatta anche per evitare che si sviluppi monossido di carbonio durante la combustione (può accadere con il legno). Vanno puliti il braciere, rimuovendo la cenere ogni quando è possibile e le incrostazioni nel fondo, la cappa che si sporca di fuliggine e, in caso di caminetti con vetro, vanno rimosse le incrostazioni di creosoto. Queste parti del camino possono essere pulite in autonomia con attrezzi e prodotti specifici, mentre per la pulizia della canna fumaria è bene contattare un professionista.
Per legge la canna fumaria va pulita almeno ogni due anni, ma se si utilizza spesso il camino è buona regola pulirla almeno una volta all’anno. Un camino pulito è anche un camino che inquina meno perché immette nell’atmosfera meno sostanze inquinanti. Per quanto riguarda lo smaltimento, la cenere dei camini a legna e a pellet è un composto organico, e quindi va gettata nell’umido. Da tenere a mente però che è un ottimo fertilizzante e antiparassitario, quindi può essere usato per le piante di casa.
È importante sottolineare che non pulire con regolarità il camino è pericoloso: i residui potrebbero incendiarsi e una canna fumaria troppo sporca potrebbe rimandare il fumo dentro casa causando rischio di intossicazione.
Quando non si può usare il camino?
Si parla molto di un divieto di usare i camini in Italia: in rete c’è spesso molta disinformazione, quindi è bene chiarire che, al momento, il divieto nazionale non c’è.
Tuttavia, per ridurre le emissioni di Co2 e polveri sottili alcune regioni vietano l’utilizzo di stufe e camini che non rispettano certi standard – in genere quelli certificati con classificazione da 0 a 3 stelle. È vietato anche l’uso di combustibile non certificato. Al momento, le regioni interessate da questi provvedimenti sono la Lombardia, il Piemonte, la Toscana e l’Emilia-Romagna, con deroghe per località montane o in cui non ci siano alternative per il riscaldamento. Sono previste multe sino a diverse migliaia di euro per chi non rispetta il divieto, e ci sono sanzioni anche per chi usa il camino come “inceneritore personale”: è infatti vietato bruciare sostanze pericolose e rifiuti che possano poi rilasciare nell’atmosfera emissioni dannose.
È indispensabile avere la certificazione del proprio camino, che viene rilasciata dall’installatore e per chi ha un camino che non rientra nelle categorie consentite c’è sempre la possibilità di metterlo a norma rivolgendosi a ditte specializzate. Nelle altre regioni al momento non ci sono divieti, ma va da sé che avere un camino con una classificazione alta è la scelta migliore per la salvaguardia dell’ambiente, uno spazio di tutti e che quindi tutti dovrebbero avere in massima cura.
Per non rinunciare al camino: camino elettrico, elettrico ad acqua e a bioetanolo
Quando non è possibile installare la canna fumaria o non ci sono gli spazi adatti per un camino, ci sono varie soluzioni offerte dai camini di nuova generazione.
Una che sta prendendo sempre più piede è il camino elettrico, che ha come vantaggi la totale assenza di fumi, emissioni e odori, e minori costi di gestione.
Funziona come una normale stufa elettrica, e necessita solo di una presa di corrente. All’interno della struttura vi sono le resistenze, con potenza di solito da 2000 W, che producono il calore mediante elettricità, poi diffuso tramite un sistema di aerazione forzata. Un simulatore di fiamma che sfrutta la tecnologia a LED provvede a far assumere all’apparecchio la parvenza di un camino vero (infatti può anche essere installato nel vano di un camino inutilizzato).
Si risparmiano alcune incombenze: acquisto e stoccaggio del combustibile, pulizia e manutenzione. Per quanto riguarda i costi, sono legati al prezzo dell’energia elettrica, ma si tratta soprattutto di elementi decorativi, quindi il consumo non è paragonabile a quello per una stufa vera a propria. Molti apparecchi sono dotati di un cronotermostato e l’utilizzo può essere programmato da remoto. E se si vuole una fiamma ma non il calore si può persino decidere di lasciar spente le resistenze e attivare solo il simulatore di fiamma.
Essendo alimentato da una semplice presa elettrica, le possibilità di installazione sono molteplici (a incasso, mobile, angolare, bifacciale, trifacciale ecc.).
Sembrerebbe un controsenso, ma c’è un camino elettrico che per fare la fiamma usa… l’acqua. Il camino ad acqua, chiamato anche caminetto a vapore o caminetto ad acqua vaporizzata, funziona con un nebulizzatore a ultrasuoni che consente di generare vapore che, illuminato da luci LED, simula l’effetto di una fiamma. Infine, un plus: questo caminetto può essere collegato al sistema di riscaldamento e con l’impianto dell’acqua calda.
Altra carta a disposizione di chi non vuole rinunciare al camino è il modello a bioetanolo, detto anche biocamino. Funziona con questo combustibile ottenuto facendo fermentare gli scarti di prodotti agricoli come cereali e canna da zucchero (che hanno un elevato contenuto di zucchero), da biomasse come paglia e legno (ricche di cellulosa) o alghe. A seconda del materiale utilizzato la lavorazione cambia (il bioetanolo ricavato da cereali per esempio è meno sostenibile, perché si usano combustibili fossili), ma alla fine nel composto liquido ottenuto si distilla per separare alcol e acqua.
I camini a bioetanolo sono dotati di un serbatoio per il combustibile, che ha al suo interno una pietra porosa che assorbe il bioetanolo versato ed evita che la fiamma vada a contatto con il serbatoio. Si genera una fiamma vera, che però a differenza del camino tradizionale non necessita di canna fumaria. Come per i camini elettrici, anche quelli a bioetanolo possono essere freestanding, incassati, a pavimento, a soffitto, a parete oppure possono essere trasportati in ogni stanza senza troppa difficoltà.
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