L’eleganza del Pinot Grigio di Albino Armani
Albino Armani, titolare della storica azienda “Albino Armani Viticoltori dal 1607” è anche presidente del Consorzio Vini DOC delle Venezie fondato nel 2017 allo scopo di restituire una forte identità territoriale al vino-vitigno bianco italiano più esportato e conosciuto al mondo, il Pinot grigio, la cui culla produttiva è proprio il nordest d’Italia.
[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Albino Armani”]Il mio è il più bel lavoro del mondo: ossia mettere le mani nella terra per farla diventare vino, e ancora oggi, dopo quattro secoli di storia familiare.[/penci_blockquote]
Il Pinot Grigio è una varietà che richiede cure maniacali, maestranze qualificate e potature corte, fatte a mano.
Nelle cinque tenute dell’azienda – la più vecchia è in Val d’Adige, le altre nella Valpolicella Classica, a San Polo di Piave, in Trentino e in Friuli – la superficie dedicata al pinot grigio è di 100 ettari.
Le cinque cantine di Albino Armani presidiano il territorio vinificando le uve dei vigneti circostanti.
In ciascuna di esse il filo conduttore è un terroir capace di restituire ai vini i caratteri della zona di provenienza.
[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Albino Armani”]Potremmo tirar fuori molto di più di 500 mila bottiglie all’anno – ma ci teniamo a selezionare il nostro prodotto prima di mandarlo sul mercato. Il più ricettivo sicuramente è quello americano, dove esportiamo l’85% del nostro pinot grigio. L’Italia lo è molto meno al momento, dunque c’è da lavorare e molto per riposizionare sul mercato questo vino secco e versatile, ma di carattere, grazie alla macerazione sulle bucce e a una tecnica di lavorazione che rimanda allo stile italiano. [/penci_blockquote]
Col 2019 è iniziata la seconda era del “pinot grigio stile italiano”. All’estero tutto questo piace ma per dirla come il nostro produttore: “Siamo vittime del nostro stesso successo”, riferendosi ai numeri bassi del consumo di pinot bianco in Italia (4%).
ll vino “Pinot Grigio Colle Ara”, punta di diamante dell’azienda Armani, si contraddistingue per il suo profilo organolettico caratteristico e originale al tempo stesso: un bianco fermo e secco dalle note delicate (pera matura e fiori bianchi). Con la supervisione di uno staff di enologi capitanatati da Alberto Massaro è vinificato da uve Pinot grigio nel contesto delle tipologie previste dalla denominazione “Valdadige Terra dei Forti Doc”.
A Dolcè, quartier generale dell’azienda, fra i vigneti di questo lembo di terra che fa da cerniera fra Veneto e Trentino, si colloca la regìa di un progetto che coniuga tradizione e innovazione. Qui vale la pena visitare la “Conservatoria” delle viti autoctone in via di estinzione della Val d’ Adige.
[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Egle Capilupi, di Albino Armani Viticoltori dal 1607″]In tutto 13 varietà – Stiamo lavorando in particolare sulla “foja tonda”, vino rosso pregiato ottenuto da uve “Casetta doc Terredeiforti”, una doc in via di estinzione su cui abbiamo fatto molta ricerca. Un vino simbolo della biodiversità che caratterizza questa valle solcata dall’Adige e stretta fra le montagne.[/penci_blockquote]
Ce lo spiega Egle Capilupi, moglie di Albino Armani, anche lei impegnata in azienda sul fronte della promozione e della comunicazione.
Pinot Grigio delle Venezie è una delle 20 doc del Triveneto che utilizzano questo vitigno. A dargli forza c’è da due anni un Consorzio ma non c’è nessuna preclusione nei confronti dei produttori che preferiscono usare “Valdadige” o “Arcole” invece della doc delle Venezie. Il consorzio produce in Italia il 45% del Pinot grigio del mondo, coltivato principalmente in Veneto, Friuli e Trentino.
Un vitigno che per la verità si produce anche in Sicilia, ma è la California che alza la testa con il 14% della produzione mondiale. Numeri che si sciolgono come neve al sole se una seconda chiave di lettura è la qualità. Nei mercati Usa hanno infatti altre regole, rese per ettaro molto superiori a quelle nostre e la disinvoltura di scrivere “pinot grigio” in etichetta anche se questo è solo al 50%.
Quella della famiglia Armani è una passione per il vino tramandata da generazione in generazione.
Da quattro secoli, la famiglia porta avanti un pensiero semplice ma potente:
[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Albino Armani”]rispettare la terra e i luoghi dove si è cresciuti. Fin da bambino, insieme a mio padre, ho imparato a giocare fra le botti della cantina e le vigne della campagna, dove ho imparato cosa fosse la vita e cosa fosse la vite. Poi ho imparato ad amare e a rispettare anche altri luoghi e altre terre, quelle che ho conosciuto più in là negli anni, in Veneto, in Valpolicella, nella Marca Trevigiana, in Friuli. Luoghi e territori che piano piano, con pazienza, sono diventati anche i miei luoghi e i miei territori.[/penci_blockquote]
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