Ceramiche d’artista tra Giappone e Italia

di Redazione Ville&Casali

Ceramiche d'artista

Kumamoto è una città del sud del Giappone nell’isola di Kyushu, famosa per il suo castello fortificato. A Kumamoto, come un po’ dovunque nel paese del Sol Levante, la tradizione ceramica è molto importante e appare del tutto naturale che una coppia di artisti abbia fatto di tale mezzo il proprio linguaggio creativo.

Ichiyo Sawada è nativa del luogo, ma Leonardo Bartolini arriva da lontano, anche se da una terra da tempo immemorabile legata all’arte del fuoco; nato a Firenze, ha lavorato in una ditta di ceramiche di Sesto Fiorentino.

Proprio là nel 2001 avvenne l’incontro con Ichiyo, giunta a Firenze per perfezionarsi, e che nella fabbrica andò a cuocere alcuni suoi pezzi.

Seguirono viaggi di Leonardo in Giappone fino a quando, nel 2009, non decise di stabilirvisi definitivamente, non senza fare ritorno ogni estate a Sesto Fiorentino.

Oggi i due lavorano fianco a fianco, e nelle loro raffinate creazioni spira aria di Giappone e d’Italia insieme.

Pur avendo mantenuto ognuno la propria cifra stilistica, derivata da influenze culturali e studi diversi (Ichiyo è laureata all’Università d’Arte di Nara, Leonardo alla facoltà di Architettura di Firenze), le creazioni di entrambi negli anni hanno subito un’interessante evoluzione, non senza qualche fruttuosa, reciproca influenza.

Ceramiche d’artista: armonia e forza

Il movimento e le forme fluide caratterizzano le sculture ceramiche di Sawada, siano esse vasi di non comune grazia ed eleganza, originali cachepot, teiere. È come se in alcune di esse, ad esempio i centritavola, si sentisse il rumore della celebre onda di Hokusai.

Ceramiche d'artistaL’armoniosa forma convessa, in opere quali Akai-Kage, Ombra rossa, presentata la scorsa estate alla “X Rassegna Internazionale per artisti ceramisti”, organizzata dal circolo “Nicolò Poggi” ad Albissola Marina, si ispira, invece, al movimento dei torsi della scultura greca e romana.

Perché la cultura classica non è estranea all’artista che spesso nelle decorazioni si rifà, pur se in maniera discreta, appena percettibile, a motivi stilizzati, ripresi dalle vesti di personaggi di dipinti rinascimentali.

Come materiale la Sawada utilizza molto il grès, modellato a colombino, lavorazione tipica del Giappone.

La tavolozza cromatica verte spesso sulla bicromia, tra il bianco matt, abbinato al nero (vedi la teiera e il vaso, dove introduce il motivo dei pois, in Occidente reso noto dalla celebre artista giapponese Yayoi Kuzama) al blu cupo, al rosso, talvolta in efficace contrasto con il nero.

Per Bartolini l’ispirazione giunge dall’architettura, contemporanea e insieme antichissima, come quella di monoliti, dolmen e menhir, che conferiscono come un’aria di mistero e uno slancio verso l’alto al suo lavoro.Ceramiche d'artista

Essendo di origine fiorentina, fin dall’inizio ha rielaborato forme architettoniche rinascimentali, realizzando sculture rigorosamente geometriche.

La nuova patria, però, le ha in qualche modo addolcite, rielaborando le linee più morbide e sinuose degli edifici giapponesi, dalle mura dei castelli ai tetti di templi e case, in cui sempre predominano le curve.

Sono nati così modernissimi vasi, dalle forme epurate, come Memorie, Quieto, i Vasi No, Karatzu e Bambù, realizzati in terracotta modellata a lastra, tecnica da sempre prediletta.

Leonardo crea lui stesso i colori, di derivazione greca e romana, che rendono uniche le sue opere. Il particolarissimo arancio del vaso-scultura Altrove (presentato anche questo alla rassegna albissolese) deriva da una terra italiana.

Per gli oggetti d’uso Bartolini ricorre soprattutto al grès giapponese a temperatura molto alta, ma le sue tecniche spaziano anche nel tradizionale raku, impiegato ad esempio per realizzare le ciotole da tè.

Un legame con l’attività di Sesto Fiorentino è la serie Millennium, creata per la data epocale, in terra bianca foggiata a colaggio, smalto e oro a terzo fuoco.

In essa la danzante silhouette della colomba sembra preannunciare la nuova, feconda stagione giapponese.

 

 

 

A cura di CLAUDIA SUGLIANO

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