Divano: insieme all’uomo, nel corso della storia

di Redazione Ville&Casali

Divano

Dai nobili romani alle opere d’arte: il divano come simbolo di comfort

Quando sono stati creati i divani? E perché il divano si chiama così? La genesi del divano ha origini antichissime, considerando che furono proprio i nobili romani più di duemila anni fa a far ricoprire dalla servitù con paglia e pelle di montone la fredda pietra dei triclini, per stendersi più comodamente durante i lauti pasti quotidiani e potersi addormentare subito dopo, sdraiati e satolli di cibo.

La parola “divano” deriva dall’arabo “diwan”, che significa originariamente un registro o un libro contabile, ma nel corso del tempo, ha acquisito significati diversi nelle diverse culture. Nell’antica Persia, il termine “diwan” era usato per indicare una stanza o un salotto in cui le persone si riunivano per discutere affari o questioni di stato. Queste stanze spesso includevano lunghe sedute lungo le pareti per accogliere gli ospiti. Quando l’Impero Ottomano si espanse, il termine “divan” venne adottato per indicare un consiglio o una riunione formale del sultano con i suoi ministri o funzionari di governo. Queste riunioni si svolgevano su sedie lunghe e imbottite.

Con il passare del tempo, il termine “divano” si diffuse in Europa e in altre parti del mondo, indicando una lunga seduta imbottita per più persone, spesso posizionata contro una parete o una parte della stanza.

Dal passato al presente: la funzione del divano oggi

Oggi forse la funzione del divano è un po’ cambiata – ma non per tutti! – e l’idea che un soffice e robusto supporto, sagomato con maestria, possa far rilassare i muscoli del corpo e generare comfort nella visione di un film in TV, oppure per conversare con gli amici, appare del tutto scontata. L’evoluzione del divano parla chiaro, la strada percorsa è stata piena di sfide che hanno trasformato via via uno (scomodo) oggetto di servizio per l’arredo prestigioso nei castelli e residenze nobiliari a partire dal ‘600 nel più “comodo” rifugio domestico di questi ultimi anni, con forme e materiali in continua evoluzione.

La sfida vera e propria si è però consumata agli inizi del secolo scorso, quando le tecniche di produzione consentirono di realizzare esemplari ancora oggi straordinariamente attuali, e i designer si poterono sbizzarrire per creare delle vere e proprie opere d’arte. Da conoscere e, possibilmente, acquistare.

Un pugno galeotto

il divano 675 Maralunga

Negli anni ’60 e ’70 gli architetti italiani dominano il settore dell’arredo domestico e tra questi Vico Magistretti, che ci regala il suo capolavoro, il “675 Maralunga” disponibile anche come poltrona e pouff. Imbottitura sintetica in poliuretano espanso schiumato e ovatta di poliestere, struttura in acciaio, schienale con poggiatesta ribaltabile atto a consentirne l’utilizzazione sia nella posizione alta sia nella posizione bassa, con una convertibilità istantanea. Rivestimento in pelle primo fiore o tessuto, in vari colori. Si racconta che Cesare Cassina, durante la realizzazione del prototipo, non rimase per niente soddisfatto e di fronte a Magistretti sferrò un violento pugno sulla spalliera del divano, spezzandola. L’architetto vide il risultato ed esclamò “ora è perfetto”.

Dalì o Mae West?

divano Bocca

Chiudiamo questa veloce panoramica con il divano sicuramente più originale mai prodotto in Italia, il “Bocca” progettato da Studio 65 di Torino nel 1972 e realizzato dall’azienda Gufram in tiratura limitata.

Soprannominato “Marylin” per l’ovvia attinenza con la forma delle labbra di Marylin Monroe, fu presentato al MoMA di New York in occasione della mostra “The new Domestic Landscape” dedicata ad oggetti ironici e pop per la casa. In effetti, il design ardito (ma poco funzionale) sembra ispirarsi ad un divano presente nel quadro “Mae West” di Salvator Dalì del 1936. Da notare le dimensioni “importanti” ed il rivestimento in tessuto elasticizzato, a foderare una struttura in espanso a densità variabile, per ottimizzare il sostegno del corpo.

Anche in questo caso siamo di fronte ad un oggetto che non passa inosservato in qualsiasi ambiente, con un pedigree inconfondibile e di alto valore artistico. Nulla a che vedere con i tanti divani low-cost che propone oggi il mercato!

Forse non tutti sanno che…

 divanetto LC-3 di Cassina

Nel lontano 1928, dal genio di Le Corbusier, nascono due oggetti “cult”, oltre alla classica Chaise Lungue “A Raglage”: la poltroncina LC-2 ed il divanetto LC-3, attualmente prodotti da Cassina. Macchine per sedersi, comode e funzionali, con cuscini imbottiti di piuma e rivestiti in tessuto o pelle, di forma rigorosamente squadrata per limitare l’ingombro totale. Furono ribattezzati all’epoca “cesti per cuscini” poiché la struttura in acciaio li avvolgeva senza quasi farsi vedere.

Ma Le Corbusier aveva preteso in fase di realizzazione che i tubolari si mantenessero perfettamente cilindrici anche nelle varie curve previste nel progetto, senza l’inevitabile schiacciamento che si nota piegando ad “elle” un classico tubo vuoto di materiale metallico. Questa sua richiesta, esaudita dalla fabbrica Thonet con mille difficoltà, si rivelò negli anni successivi l’arma in più per considerare del tutto “originali” sul mercato i due oggetti. Le innumerevoli imitazioni, sbocciate in tutto il mondo, presentavano sempre i tubolari leggermente schiacciati in corrispondenza delle curve, per motivi di costo, e quindi facilmente riconoscibili.

E questo vale anche per le copie prodotte oggi in Cina e Taiwan, commercializzate a prezzi più contenuti.

Un divano in pillole

Marshmallow Sofa, divano di George Nelson

Altro esempio di divano “immortale” – passateci il termine ma è proprio così – e il Marshmallow Sofa di George Nelson, l’architetto americano che avrebbe voluto migliorare il mondo rovinato dalla mano dell’uomo.

Pop e vintage in questo caso si fondono in un oggetto incredibilmente vivace e funzionale, definito fin dalla sua presentazione nel ’56 una “caramella gommosa”. La sua caratteristica principale è la ripetibilità della seduta all’infinito, in un caleidoscopio di colori: da solo, appoggiato ad una parete bianca, è in grado di arredare un salone domestico. Certo, non si può parlare di comodità assoluta poiché mancano i braccioli e lo schienale risulta piuttosto alto e verticale, ma il colpo d’occhio lascia senza parole. Oggi è prodotto da Vitra, in pelle e acciaio, totalmente personalizzabile nella livrea e nelle dimensioni.

di PAOLO DE PETRIS

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