Brunello: le ragioni di un investimento vincente

di Redazione Ville&Casali

Il brunello di Le Macioche

Brunello come investimento, una scelta interessante, che trova la sua storia nelle parole di Stefano Brunetto.

“Volevamo un’azienda piccola che producesse un vino di eccellenza. Abbiamo guardato in Valpolicella, ma non l’abbiamo trovata. Quindi ci siamo indirizzati verso le Langhe e la Toscana, per trovare un Barolo o un Brunello. Alla fine abbiamo scoperto quasi per caso le Macioche e ce ne siamo innamorati. Anche per l’esposizione, tutta a sud, sudest, che guarda la Val d’Orcia ed il monte Amiata, a 420 m. slm”.

Brunello: tre amici all’avventura

Stefano BrunettoStefano Brunetto, veronese, un trentenne che insieme a due amici della stessa età, Massimo Bronzati e Riccardo Caliari, appassionati di vino, hanno voluto acquistare 18 mesi fa un’azienda che oggi produce circa 18 mila bottiglie di Brunello, il Rosso di Montalcino e dell’olio extra vergine di oliva. Un’azienda affermata, ma che aveva bisogno di un’iniezione di imprenditorialità. Il vino delle Macioche, la cui parola significa radici del corbezzolo (pianta che si trova nei boschi del podere), è caratterizzato da note balsamiche.

Profumi intensi e speziati

“Il colore è un bel rosso rubino con riflessi granata, racchiude profumi intensi e speziati, tannini fitti e sinuosi, con un finale lunghissimo”, si legge sul sito www.lemacioche.it. La guida Bibenda 2016, curata dalla Fondazione Italiana Sommelier e presentata a Roma lo scorso novembre, ha attribuito i 5 Grappoli, ovvero il massimo riconoscimento, all’annata 2010 delle Macioche. Brunetto ha finito la vendemmia all’inizio di ottobre ed è sul punto di partire per l’Asia, uno dei mercati in cui ancora l’azienda è poco conosciuta. “Il 75 per cento della produzione va all’estero, Stati Uniti, Canada, paesi europei”, spiega. In Italia il Brunello delle Macioche è venduto intorno ai 50 euro a bottiglia e il Rosso di Montalcino a 18 euro. L’azienda è estesa per 6 ettari, di cui metà vitati. Un ettaro e mezzo è destinato all’ulivo e il resto è costituito da boschi e strade.

Circa 450 mila euro all’ettaro

Il Brunello di Le MaciocheSul podere fa bella mostra di sé un bel casale antico e anche la cantina con la sala degustazione è racchiusa in un edificio che richiama il vecchio casale. Il prezzo di acquisto della tenuta è rimasto segreto, ma è inferiore ai 4 milioni di cui ha parlato un sito specializzato. Il conto è comunque facile da farsi in quanto oggi per un ettaro di Brunello non si spende meno di 450 mila euro.

Da circa un anno il Brunello e il suo territorio sono tornati di moda, come dimostrano gli ultimi acquisti di aziende. Dal Vapolicella sono arrivati, per esempio, la famiglia Allegrini e i Tommasi. E poi c’è stato l’acquisto recentissimo della Cerbaiona di Molinari, 14 ettari con un bel casale, da parte di un finanziere americano, per 6 milioni di dollari.

Conosciutissimo a livello internazionale

brunello-coltivazioneLa produzione di Brunello di questa azienda è, però, solo di un ettaro e mezzo. Il Brunello, come il Barolo, sono da tempo vini molto conosciuti a livello internazionale e quindi godono di un appeal molto vasto. I circa 200 produttori che coltivano il Sangiovese, il cru unico del Brunello, fanno parte dell’omonimo Consorzio, e producono all’anno non più di 7 milioni di bottiglie di Brunello e circa 2 milioni di Rosso di Montalcino (che si distingue dal Brunello sia per la dominazione doc, invece che docg, sia per la minore affinatura, un anno anziché quattro). “La terra coltivata a Brunello sarebbe estensibile”, spiega Brunetto, “ma bisogna acquistare i diritti dal Consorzio, che costano però quasi quanto la terra vitata”. “La vendemmia di quest’anno”, racconta ancora l’imprenditore veneto, “è stata eccezionale. Noi abbiamo voluto dividerla in tre fasi, in modo da destinare la prima al Rosso di Montalcino, la seconda al Brunello e la terza alla Riserva. Per quest’ultima abbiamo selezionato le uve con i grappoli più distanziati, con gli acini più piccoli, quindi più ricchi di polifenoli. Per la vinificazione abbiamo usato la tecnica antica, ricorrendo al battonage a mano (sistema per far rompere lo strato di bucce e quindi far sprigionare tutti gli aromi e le sostanze da riversare nel mosto). Poi il mosto è stato conservato in botti di rovere francese da 5 ettolitri”. Il Brunello di quest’anno si potrà degustare nel 2020, mentre per la Riserva bisognerà attendere un anno in più. Ma, quali sono le annate da scegliere se non si vuole aspettare? “Il 2010, considerata finora l’annata del secolo”, spiega Brunetto. “E poi, all’indietro, il 2006, 2004, 2001 e 1995”.

 

© Riproduzione riservata.